Replying to IL NOTAIO E L'ARAZZO

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  1. Posted 24/5/2015, 23:01
    GHEOF -Esterno, salottino- Ecco qui. la biblioteca è un luogo estremamente importante per Goffredo. Specialmente nell'ultimo periodo. Incontri interessanti, capaci di mettere a soqquadro la sua fermezza. E' lavato, pulito, lindo. Per questo incontro non ha lasciato NULLA al caso. Niente. E' perfettamente ordinato. Capelli tirati indietro da dita che sono state minuziose nel farlo, barba aggiustata al millimetro. Viso serio, forse troppo serio. Concentrato nei passi che muove in direzione della biblioteca. C'è qualcosa da cacciare dentro, da tenere a bada, da tenere alla larga. Qualcosa che permette all'animo suo di stare controllato. Gli abiti che indossa per esempio. Ha pantaloni neri ed una camicia color porpora. Sopra indossa una giacca in tessuto broccato nero, dove i complessi decori che lo abbelliscono hanno una sfumatura più chiara, ma sempre nei toni scuri. A tracolla ha una scarsella che contiene i suoi soliti arnesi. Nessuna arma. Un taccuino, inchiostro, lenti da vista ed un pennino. Qualche moneta e via. Apre la porta. Sa dove deve andare. La missiva di Eilantia è stata chiara. In biblioteca, nel salotto. Questo buio non concede riposo. E' per quello che ha, sotto gli occhi, un paio di occhiaie appena accennate. Non è solo il buio. Ma andiamo avanti. Andiamo da Eilantia, facciamo quello che il nuovo Governatore ha detto. Eilantia. E' diverso tempo che non la incontra. Tanto. Non ne ha avuto il tempo. Non l'ha mai incrociata dall'ultima volta in cui era in compagnia della sua guardia personale, Okthar. Alza il mento alla ricerca di lei, alzando appena il tono di voce, chiamandola per nome:] Eilantia?

    EILANTIA (salottino) Ha avuto il nulla osta per la sua prima scriba e la comunicazione del nuovo incarico di Goffredo. Sorride alle parole vergate da Gildor. Fianco a fianco. Lei e Goffredo d'Altavilla. Un'ironia senza limiti d'un Fato beffardo. E quello che è cambiato tra loro è esattamente davanti a lei, avvolto in uno scialle di seta. La piccola Nemàin Raine, che riposa ranicchiata sul petto della madre. Per il resto è la solita Rosa Nera. Bellissima e curata. col crine perfettamente acconciato, tempestato di rubini, il bustino attillatissimo che le mette in evidenza il petto, enormemente cresciuto dall'ultima volta che si sono veduti, e le sue gioie ad ornare le mani pallide ed affusolate. Il vestito porpora fruscia leggero tra gli scrittoi quando Gheof la chiama, ed al voltarsi mostra il broccato prezioso delle sovraggonne e lo scialle allacciato al collo e sulla vita. Avvicinandosi lui potrà vedere cosa ci si celi all'interno. Un infante assopito di poco più di dieci giorni. Il volto vellutato dai profondi occhi neri è ammorbidito dalla recente gravidanza ''Goffredo, t'aspettavo...'' La voce melodiosa è la sua. Sempre calda e profonda, come l'abisso in cui si sono gettati più volte. Altri tre passi e saranno a poco più d'un metro. L'odore di rosa selvatica, che indossa sempre, giunge alle nari dell'uomo ''Sono tante lune che non ci vediamo....ma sembra impossibile evitare che riaccada. Ancora ed ancora...'' C'è ironia nelle sue parole? O è solo contenta di riincontrarlo? Il volto malizioso, ma composto, non lascia trasparire altro (sotterfugio liv2)

    GHEOF -Salottino- Sente il frusciare dell'abito. Lei è lì. Annuisce inspirando profondamente dal naso facendosi avanti verso di lei. Anche lei, come lui, tiene molto ad un certo tipo di etichetta. Ad un certo tipo di abbigliamento. Ad un certo tipo di modi e modalità di rapportarsi. L'abito porpora, i capelli intrecciati e tempestati di rubini. Ma c'è dell'altro. Ha uno scialle e tra le mani qualcosa si muove. Movimenti piccolissimi. Reclina il capo di lato facendosi avanti ancora di qualche passo alzando lo sguardo proprio verso il fagottino che tiene al petto. Sì, è una piccola creatura. Un infante. Sbatte le palpebre due, tre volte, velocemente, alzando gli occhi proprio su di lei. La guarda e scuote un momento il capo, incredulo. Non sapeva nulla. Si avvicina di un passo ancora. Un metro di distanza tra di loro. Guarda quella piccola gioia. Un altro piccolo demone. Per i càtari, non è altro che una povera anima intrappolata all'interno di un corpo caduco ed imperfetto. Ma da piccoli, sono tutti così ingenui. Così tranquilli, al contatto con la madre. Alza gli occhi di nuovo su di lei.] Eilantia. [Scuote leggermente il capo alzando un angolo della bocca.]... io non sapevo nulla, riguardo al lieto evento che ti vede protagonista, insieme ad un bambina. Sì. Sono molte lune che non ci vediamo. E tra queste ne sono accadute di tutti i colori, a quanto pare. [Va, con il mento, ad indicare la piccola che tiene stretta tra le braccia. Poi fa un lunga pausa avvicinandosi di un altro passo ancora guardando la piccola ma tornando su di lei, lentamente.]... è il destino. Dio, per me. Nulla avviene per caso. Se siamo ancora uno di fronte all'altra dopo quel che è successo significa che dovremo condividere le nostre vite. E'... evidente. [La guarda negli occhi mentre le parla. In quel momento non esistono pupetti da coccolare o chissà cos'altro. Adesso, lo sguardo è su di lei. Le sorride. E' controllato. Controllo del tono, delle prole che scivolano senza impedimenti. /diplomazia +2 volontà +2/]

    EILANTIA (salottino) ''Già. Lei è Nemàin Raine McAsh, figlia d'Irlanda per parte di padre. Piccolo Corvo per la mamma. Frutto del Caos e dell'Equilibrio...o come diresti tu, del Paradiso e dell'Inferno...'' Non ha scordato le loro chiaccherate. Forse ha ragione Goffredo. Nonostante tutto, sono destinati a condividere ''Mi rallegro della tua recente promozione, ma sinceramente mi sembrava un po' riduttivo consegnarti le chiavi a Palazzo. Se devi essere parte di questo luogo, come me, è corretto tu abbia coscienza e conoscenza di cosa andrai a custodire. Non so se concordi...'' Il sorriso resta suadente, sul volto luminoso ''Per questo ti farò fare un giro delle zone private di questo Tempio, mostrandoti anche una cella ove potrai tenere le tue cose e restare a dormire, quando lo riterrai opportuno'' S'avvicina alla cassapanca, aprendola con delicatezza. Un piccolo vagito spezza il silenzio. Nemàin si muove nello scialle, allungando la manina sul seno procace. Lei prende un ampolla di vino rosso e ne riempie due calici ''Ma prima dobbiamo festeggiare, non trovi?'' Il nettare profumato colma quasi completamente i goti, che lei tiene con entrambe le mani, mentre si volta verso di lui. Gliene tende uno ''Ecco, tieni, Goffredo...'' Ed il suo nome è ancora miele tra le labbra di lei. Certe cose cambiano, altre non mutano mai (Diplomazia liv3)

    ATTENDERE RESPONSO

    il fitto manto di tenebra che sembra aver ghermito la luce diurna dovrebbe creare ansia e preoccupazione a tutti gli abitanti della caotica cittadina e del restante territorio..ma all'interno della silenziosa ed elegante biblioteca l'atmosfera è ben diversa,un incontro tra un uomo e una donna con la sua piccola...forse una semplice conversazione legata da una comune amicizia..conversazione che improvvisamente verrà interrotta da un tonfo..uno dei tanti libri esposti sembra essere caduto a terra..nessuna mano estranea pare averlo spinto in quanto i tre umani sembrano essere l'unica presenza nella biblioteca.
    [ //uno dei libri è a terra accanto a uno degli scaffali presenti vicino a voi -3 metri distanza alla dx di Eilantia-sx per Gheof] GDR PLAY.

    GHEOF -Salottino- Annuisce alle parole di lei. Sorride.] Io direi che sia un'ottima scelta. E poi, credimi, del vino mi farà bene. Per quel che concerne la biblioteca... [Fa un altro passo verso di lei, quando gli tende il calice con all'interno il vino. La piccola è viva, chiama, tende la manina. E' così... piccola. La guarda un momento alzando un angolo della bocca:] ... Il nuovo governatore è stato chiaro. Libri al loro posto, mia è la responsabilità dei libri e non solo. Ho anche il compito di documentare e scrivere delle terre di Avalon e Barrington. Della loro sto... ! [Un tonfo improvviso. Si guarda immediatamente attorno, dirigendo lo sguardo alla propria sinistra, da dove proviene il tonfo. Un libro in terra.] Ma chi diamine... [Guarda Eilantia, con la coda dell'occhio. Lo fa immediatamente. Guarda lei e la bambina. E' improvviso ed incontrollato il senso di protezione che sale verso due esseri viventi tra cui una bimba ed una donna. Il maschilismo imperante di Goffredo prevede anche questo. Nel male ma in questo caso, anche nel bene. Infatti il braccio si tende lateralmente, a difesa delle due. Gli occhi tornano sul tomo.] Aspetta qui. Ultimamente in biblioteca ci si diverte ad entrare, lasciare pergamene senza presentarsi, incontri di persone spaventate che professano conoscenze misteriose. E caso strano mi ci trovo di mezzo. [La guarda un momento ed annuisce. Pare estremamente sicuro. /volontà+2/ Lui, la morte, non la teme. E' un sentimento ormai radicato. E davvero a volte, Lei, la morte, la desidera ardentemente. Si muoverebbe di circa due metri e mezzo, a restare ad una distanza di sicurezza dal tomo. Abbastanza vicino da poter vedere di che cosa si tratta.]

    EILANTIA (salottino) Lei, invece, da brava mamma, posa il calice su un tavolino al suo fianco e, con entrambe le braccia, cinge la piccola, facendo un passo indietro ''Goffredo...una delle ultime volte che è caduto un tomo, sono finita in una realtà parallela. Una specie di stregoneria. Stai MOLTO attento'' Lo sa bene cosa ha passato con Okthar, affrontando le sue paure. Non che tema più quel posto ma c'è Nemàin, e con lei, trovarsi lì, potrebbe essere un problema. Rammenta le altre due occasioni in cui libri hanno iniziato ad aprirsi da soli, mostrandole messaggi inaspettati. Questo posto cela forze antiche, forse molto più dei tomi che contiene. ''Non lo toccare, ma cerca di vedere il titolo.'' Potrebbe essere l'ennesimo messaggio? Purchè restino ancorati a questa realtà, perchè no.Gheof le fa scudo ed avanza, mentre lei si guarda attorno con aria circospetta, osservando con attenzione che le pareti restino integre. Nemàin, dal suo canto sembra non percepire null'altro del battito della madre, anche se un po' accellerato, e continua a dormire.

    Nulla di particolare in quel libro il cui titolo è ''la cucina avalonese'', un leggero velo di polvere sulla copertina potrebbe indicare che da molto tempo non viene consultato se non fosse per alcune impronte lasciate da chissà chi...come se avesse avuto fretta di prendere quel libro e riporlo malamente sullo scaffale quasi di proposito,tra le pagine del libro sporgerà un pezzo di carta di diverso colore..un frammento di pergamena che a prima vista potrebbe apparire molto più antica del libro stesso..forse infilata dentro dalla stessa maldestra mano..Quel frammento sembra essere dotato di una leggera luminescenza..qualcosa che lo renderà fosforescente al buio ma nulla di più... La scrittura sarà di lingua comune ma purtroppo incompleta, qualcuno pare abbia avuto interesse a strappare quel foglio in alcune parti disseminandole chissà dove,la pergamena sembra strappata in senso verticale e quel pezzo par sembrare la parte destra della pergamena originale, le parole scritte saranno di colore nero leggibili in questo senso:

    �DI LUCE�
    ..IL CUORE...
    ..CAMPIONI CHE...
    ..E GLORIA LI...
    ...MORTE..
    ..DELLA CANDELA...
    CHIAVE UNA VOLTA..
    ..D'ACQUA..

    .. GDR PLAY

    GHEOF -Salottino- Le parole di Eilantia gli arrivano chiare, dietro le spalle. Lei è al sicuro. Sa anche lei che potrebbe essere un pericolo per la piccola. Ancora una volta si guarda intorno prima di infilare la mano dentro la scarsella, velocemente, inforcando le lenti da vista che posa sulla punta del naso. Corruga la fronte a vedere il titolo del libro.] La cucina avalonese. [Dice a voce abbastanza alta, per farsi sentire bene da lei. Ma c'è qualcosa di più. Si china sulle ginocchia curvando la schiena, abbassandosi verso il libro. E' qualcosa di iridescente. Sta in silenzio. Non dice nulla ad Eilantia, adesso. Con la schiena curvata verso il tomo, che apre nel punto preciso dove si intravede l'angolo di quel foglio. Indietreggia appena con il volto per mettere bene a fuoco quel che sta guardando. E' una pergamena. Ed a vederla ha diversi anni. Ma manca indubbiamente un pezzo. La scritta nera è chiara e leggibile. Solo quello che c'è scritto sopra non pare aver senso. Afferra la pergamena tra le due mani, con estrema delicatezza. Per adesso il libro di cucina può attendere. Si alza dando le spalle ad Eilantia per il momento. Legge dal basso verso l'alto quelle parole. Lo fa solo con il labiale. E' come se in qualche modo cercasse una connessione tra quello che gli sta capitando. Si volge dando il profilo ad Eilantia.] Non solo la cucina. [Si volge muovendosi verso di lei. Non sa se quell'iridescenza sia tossica. E' per quello che resta alla larga da Eilantia.] Io non credo sia opportuno che ti avvicini, soprattutto con una bambina tra le braccia.Dista da lei all'incirca di tre metri.] E' una pergamena. E qualcuno ha avuto la bella idea di strapparne la metà. Credo sia oppurtuno chiedere al Governatore che dentro la biblioteca venga assoldata una guardia, due. Per la protezione di chi ci studia. E per la protezione stessa dei fogli, dei libri raccolti e dei nuovi che spero riusciremo a prendere per catalogarli.] Le parla dandole il fianco mentre gli occhi si soffermano sulla pergamena. Raccoglie le labbra dentro la bocca. Indice e medio battono sul foglio, sull'estremità. Il vino. Ci vuole il vino che prima lei gli stava porgendo, adesso posato sullo scrittoio. Lo afferra alzandolo verso di lei.] Forse è meglio che la piccola resti al sicuro a casa. E' questo che vi consiglio. E, se avete da fare, la lascerete all'irlandese suo padre. [Arcua velocemente le sopracciglia arricciando il naso un momento.] Vi leggo, in ordine, quello che la pergamena narra.]Di luce. Il cuore. Campioni che. E Gloria lì. Morte. Della candela. Chiave una volta. D�acqua [Li legge ad alta voce. Per lei ma non solo. Anche per sè stesso. Per capire. A labbra chiuse gonfia le guance mentre pensa. Sbuffa dalle narici velocemente.] a vedere il senso della scrittura parrebbe che la parte mancante del foglio sia la sinistra. [Sbatte le palpebre sotto le lenti da vista. Avvicina il bicchiere al naso. Respira il profumo di quel vino. Quello di Eilantia. Eccellente, come al solito.]

    EILANTIA (salottino) ''La cucina avalonese?'' Lì per lì alza le spalle, come a dire, e allora? Che messaggio è mai questo? Quando però lui prende la pergamena tra le mani annuisce col capo più volte. Ecco. Adesso è chiaro, Un altro messaggio soprannaturale. Lui è scrupoloso, e resta a debita distanza da lei e la bambina. Discordia, dal canto suo, muore di curiosità per vedere più da vicino il manufatto''Goffredo, sono anni che accadono cose sovrannaturali in questo posto e non saranno certo due guardiani a cambiare le cose...ne cento'' Prende anch'ella il suo calice avvicinandosi alla pergamena. Sembra scritta con polvere di stelle ''E comunque la mia bambina è più al sicuro con me che con chiunque altro. E in questo posto, più che a Palazzo'' La carezza sul capo e poi sussurra maliziosa''O cerchi un pretesto per restare solo con me?'' Una piccola risata argentina segue le sue parole, mentre si concede un sorso ''Nulla è mai accaduto per caso, qui dentro. Dovremo studiare meglio questa pergamena, e non qua...'' Ora che nessuna crepa alla parete l'ha portata in mondi paralleli è più rilassata ''Arrotolala e seguimi. Portati anche il vino. Ti farò vedere le zone private, e anche dove teniamo i tomi e le pergamene...più riservati. Quelli che non concediamo a tutti...'' Se lui acconsentirà a seguirla aprirà, con una chiave, una porta del salottino e prendendo con la mancina una candelabro, visto che la mandritta è impegnata con calice, farà strada nelle zone riservate ai bibliotecari (diplomazia liv3)

    GHEOF -Salottino- Non qui e non ora. Annuisce. La pergamena non la arrotolerà. Piuttosto la infilerà all'interno del taccuino che estrae velocemente dalla scarsella, aprendolo e e riponendo la metà della pergamena con estrema cura. Goffredo pare essere nato per questo tipo di cose. Aggiunge.] Pensate che ho visto una donna che istigava una bambina a strappare le pagine di un libro per bambini. Forse la conoscete. Ophelia. Quella matta. Parlava di un potere a lei destinato. E non vi nascondo che, durante una... discussione piuttosto accesa... [Con la pergamena ormai all'interno del taccuino ed al riparo si avvicina ad Eilantia, ad affiancarla, trattenendo il bicchiere di vino in una mano.]... ho avvertito qualcosa, una forza a me estranea che mi ha allontanato. Io non so, voi sapete qualcosa a riguardo...? [Alle sue parole riguardo il loro rimanere soli la guarda solamente con la coda dell'occhio alzando un sopracciglio. Alza anche un angolo della bocca scuotendo velocemente il capo. Non aggiungerà nulla, per non dare adito ad eventuali provocazioni. Provocazioni che scuotono ed hanno scosso una natura che si ostina a tenere sotto controllo a bada. Cara, cara Eilantia, lo sai a cosa vai incontro a stuzzicare quest'uomo. Lo sai bene quale è il suo ''potere''. L'oscurità che brama da che lo ha incontrato la prima volta. La segue.] Ottimo. Ho intenzione di visionarle tutte e comprendere anche il perchè queste siano vietate al pubblico. Sono già state archiviate a dovere? [Le parla a bassa voce, per non svegliare la bambina che invece dorme beatamente tra le braccia della madre. Questa madre che non ha perso la sua bellezza ma, addirittura, pare averne acquisita, come se le avesse disteso i lineamenti, dandole una seconda adolescenza. Quella delle madri. Sua madre. Socchiude un momento gli occhi, proseguendo con lei.]

    EILANTIA (zona privata-scale/1° piano) ''Ophelia? Cosa mi dite mai. Bè, doveva diventare scriba, ma l'avessi vista fare una cosa del genere l'avrei cacciata a calci da qui'' Molto categorica: coi libri non si scherza ''Non so nulla di un suo potere. Forse era soltanto pazza. E' scomparsa all'improvviso. Non ne so più niente'' Era protetta di Variniel, Forse è andata via con lui. Gli fa strada salendo le scale a chiocciola, scolpite nel marmo ''A dovere no, Goffredo. Avevamo iniziato io ed Isotheos, il precedente scriba, ma anche lui...ha iniziato ad andare sempre più sovente sull'Isola. Stava scrivendo un trattato religioso. Aveva scoperto qualcosa sul Tor. Poi. prima del grande buio, è scomparso. Ero incinta da poco. Non ha neanche saputo della mia gravidanza'' Arrivano al primo piano.Si ferma sul pianerottolo e gli illumina le varie porte, allungando il braccio col candelabro ''Vedi? Qui vi sono le celle. Questa che ti illumino adesso puoi prenderla te. Le lenzuola di lino sono pulite ed i materassi di piume lavati da poco. Sono spartane, ma complete di tutto. Scrittoio, cassapanca per gli abiti, catino per lavarsi...'' Si volta ora verso una porta, alla quale si avvicina. Con una certa perizia la apre, spingendo col gomito verso il basso la maniglia, senza privarsi nè del candelabro, nè del vino. La camera non è grandissima, ma piena di scaffali e tomi. Un vecchio arazzo bucolico mostra una lapide e dei pastori ''Et in Arcadia Ego'' Posa il candelabro sul tavolo centrale e sussurra eccitata ''Questa è la biblioteca privata. Qui ci sono i tomi più preziosi. Quelli che è opportuno non tutti consultino. Qui possiamo conservare anche questa pergamena, finchè non capiremo se è speciale, o meno...'' Ancora non gli dice dell'arazzo. Non sa se puo' fidarsi completamente di lui (Diplomazia liv3)

    GHEOF -Zona privata- La segue passo passo, andando a bere un sorso di vino.] Ophelia. Già. Ma v'assicuro che quello che ho sentito era più che reale. Parlava di un Dio che... [Stringe un momento gli occhi. Quello che lei gli voleva promettere andava a solleticare il mostro che tiene a bada. Donne, quante ne voleva. Da avere. Da uccidere. Cose tremende. Terribili. Angosciose. Sventola la mano come a voler chiudere il discorso una volta per tutte. Lo fa come scacciasse via il ronzio d'una mosca fastidiosa.] Comunque è sparita. Avrà fatto bagagli insieme a Variniel, che è sparito nel nulla. Serra le labbra quando parla dei libri guardandola quando parla di un certo Isotheos e di un sapere circa il Tor.] Vi svelerò una cosa, Eilantia. So anche io, che il Tor è un luogo molto...importante. E lega l'Isola alle terre circostanti. Credo che sia in qualche modo un portale. Ma ho bisogno di approfondire bene la cosa. E' in qualche modo legato al cristianesimo. Di questo ne sono convinto, l'ho provato sulla mia stessa pelle. Ma non vi tedierò oltre con questa storia. Se vorrete ne parleremo adeguatamente, in un secondo momento. [Da uno sguardo alla cella che gli viene mostrata. Spartana. Asettica. Vuota. Senza orpelli. Proprio quello di cui ha bisogno. Molto probabilmente prenderà le sue cose dal palazzo del Governatore e si dirigerà lì. Pare fatta apposta per lui. Sorride. Annuisce, soddisfatto. Ma ecco che adesso Eilantia si dirige verso un'altra porta. Quella che è vietata al pubblico. Inspira dai polmoni. Trattiene l'aria. Ma non nasconde un sorriso ed occhi che paiono illuminarsi di una luce che ha davvero poco del suo controllo maturo. Ha il cipiglio curioso dei giovanotti irriverenti che stanno per scoprire le gioie del sesso. Quella curiosità sempiterna. L'odore che proviene da quella stanza è fulminante. Invitante. Meraviglioso. Carta. Libri. Un profumo inebriante. Si guarda attorno. Pile di libri. Non solo. Un arazzo che in tutta la sua bellezza riempie di fascino quel luogo. Lei pronuncia quelle parole in latino. Gli viene quasi naturale, tradurre:] Anche io, in Arcadia. O.. anche io ero in Arcadia. [Le sta pochi passi dietro. Si guarda intorno. Ed ecco che sorride. Sorride di un sorriso che esula da ogni tipo di vizio, lussuria, bere, fumare, cose peccaminose. Forse, le biblioteche, per Goffredo hanno lo stesso valore delle Chiese pompose per i papi. Annuisce alle sue ultime parole.] Sì. Le metteremo insieme a questi preziosi.

    EILANTIA (stanza dei preziosi tomi) ''Isotheos mi diceva delle cose assai simili. Dovrò trovare i suoi appunti e farteli leggere...'' Non domanda del Dio di Ophelia. Gliene parlerà in un altro momento. Sapesse quanto avevano in comune, loro due. E' comunque nella stanza dei tomi preziosi che s'innesca ancora quella scintilla tra loro. Il sapere li unisce come un tempo faceva l'attrazione morbosa. Forse anche di più. Lo legge negli occhi di lui, splendenti come i suoi, in questo momento ''Anche io ero in Arcadia, si...'' La voce è un sussurro suadente ''Ecco perchè amo questo posto. Vi sono due stanze...questa e quella che ti farò vedere dopo. Val la pena cancellare il resto del mondo anche solo per godersele appieno. Senti il profumo inebriante di cuoio conciato? Quello della carta antica delle pergamene? Quello di cera vergine fusa delle candele? E' più eccitante di qualsiasi essenza sia stata mai distillata. Tu puoi capirlo...come lo comprendo io'' S'avvicina a lui, con la voce bassa, poco più d'un sussurro ''Promettimi che questi libri non usciranno mai di qua. Nostri...solo nostri...e ti mostrerò dell'altro. Un segreto...che devi giurarmi sul tuo Dio che sarà solo nostro. Giuramelo e vedrai...'' Gli occhi color notte lo fissano insolenti. Come gli stesse promettendo depravate perdizioni. Legacci e violenze da perpetrare sulle sue carni pallide. Ma Goffredo proverà lo stesso brivido, ne è quasi certa, perchè la brama del Sapere scorre nelle loro vene con la stessa intensità di quella della depravazione. (diplomazia liv3-empatia liv2)

    GHEOF -Stanza dei Preziosi Tomi- Si guarda attorno. Sì che sorride. Libri. Conoscenza e sapere. Lo troveranno chiuso qui dentro, a marcire nell'atto di comprenderle tutti i tomi, saperli a memoria fino allo strazio, fino ad impazzire letteralmente per le troppe informazioni. E poco ci manca. Poco ci manca a perdere il senno. Gli occhi sotto le lenti da vista sono sgranati. Intanto le parole di Eilantia fanno da cornice a tutto ciò. E' melodia che corre a carezzare le copertine di cuoio. A sfogliare le pagine dei libri. A sventolarle esaltandone il profumo. Il sapere. Sorride a labbra chiuse quando lei gli si avvicina. Certo che la comprende. Lei lo sa benissimo. Solo lo sguardo d'intesa parlerà al posto della sua bocca. Quello che si fa avanti poi incide maggiormente nell'esaltante richiamo del sapere. Arcua le sopracciglia guardandola fissamente negli occhi. Fa scemare il sorriso, facendosi serio, a donarle maggiormente merito, attenzione e serietà. Parla di conoscenza Eilantia. Parla di conoscenza che andiamo così d'accordo a questo modo.] Che Dio mi faccia cadere le mani se solo dovessi portare anche solo un foglio via di qua. Che Dio mi renda sordo, e cieco, lasciandomi camminare sempiternamente in questa terra d'Inferno senza sapere mai dove andare, perdendomi nella confusione e nel caos. [La guarda negli occhi. Nel Caos.] Lo giuro. [Le dice Inspirando profondamente dal naso. La guarda ed annuisce. /diplomazia +2/ Il brivido è reale. la bocca si schiude. Riempirsi la testa di sapere. Riempirla, imbottirla così i pensieri non possono uscire tra le moltitudini di informazioni che soffocano il resto. Soffocano una donna che schiude le labbra, mentre un nastro rosso stringe attorno al collo sempre più forte; vedere come s'allontana il respiro. Vedere come la Morte si prende cura delle sue vittime. Mai uccidere. Arrivare al punto di vedere. Scoprire. La guarda. E' elettrizzato.]

    EILANTIA (stanza dei preziosi tomi) ''Goffredo, nessuno deve sapere...'' Prende una candela dal candelabro, una sola, e poggia il calice di vino sul tavolo, prima d'avvicinarsi all'arazzo ''Ci chiedevamo con Isotheos, chi c'è seppellito nel sarcofago dei pastori? Chi è stato in Arcadia?'' Sorride maliziosa, concedendogli ancora uno sguardo ''Perchè questo arazzo qui? Una scena bucolica in un Tempio del sapere? Arcadia è in Grecia, mi diceva Isotheos, che da lì veniva. Luogo di cultura immensa. Quindi, cosa è seppellito nel sarcofago? Cosa vi è celato?'' Si. Si concede un attimo da consumata teatrante, ma è così eccitante, questo momento. Cammina lungo l'arazzo, illuminando le figure con la candela. ''Il Sapere, Goffredo...ecco cosa è nascosto qui...'' E con una grazia che solo lei puo' avere, nonostante il fagottino che le pesa innanzi, prende un lembo laterale dell'arazzo, portandolo verso di sè, per infilarsi dietro, con tutta la candela. Una magia? Dov'è scomparsa? ''Vieni Goffredo...'' La voce ovattata, giunge da dietro il dipinto (diplomazia liv3)

    GHEOF -Stanza dei Preziosi Tomi- Anche lui va a posare il proprio calice. Non ha senso neppure bere. Niente. Adesso qualcosa di più importante ha la meglio. Sapere. Guarda l'arazzo che gli viene mostrato. Arcadia. Grecia. Annuisce. Un sarcofago. Guarda con attenzione quel quadro. Pastori che cercano di leggere qualcosa nella tomba. Allunga il collo verso quel quadro dando attenzione alle parole di lei. Il Sapere. E' fulmineo il movimento dell'occhio che va a cercarla. Il Sapere. Corruga la fronte. Non ne ha di parole. In questo momento è solo un uomo che assorbe informazioni come fosse una spugna. E credetemi. Ha fatto almeno dentro il suo cervello tremila connessioni tra posizione dei pastori, sarcofago, la donna che posa una mano su uno di loro, guardando con sguardo più intelligente dei tre il nulla, come se stesse pensando. Si è già fatto almeno una ventina di viaggi dentro quei mondo. Tutto, tutto. Assorbi. Assorbi, raccoglie, immagazzina. Ma quello che avverrà di lì a poco ha la capacità di spazzare ogni pensiero, ogni congettura. Eilantia prende un lembo dell'arazzo. Lo tocca. Le direbbe di non farlo ma... sparisce. Sparisce lei, sparisce sua figlia, non esiste. Ma la voce di Eilantia è viva. Arriva alle sue orecchie immediata. E' dietro quel quadro? E per quale strana magia? Per quale strano motivo? Allora lui guardandosi prima intorno fa lo stesso gesto compiuto da lei. Prende un lembo di quell'arazzo e va... dove?] Dimmi che cosa è. [Non ha il punto di domanda quella richiesta. E' volontà, bisogno assoluto di comprendere.]

    EILANTIA (stanza dei preziosi tomi) E ora che l'ha seguita potrà vedere la luce della candela, che splende in una nicchia, protetta da una porta in legno e ferro che ora è semiaperta. Un piccolo vagito accompagna la scoperta, quasi Nemàin volesse intervenire attivamente. All'interno della minuscola stanzetta vi è solo una scaffalatura, ma quando Gheof la raggiungerà, Discordia darà delle spiegazioni molto precise ''Cosa c'è in Arcadia? Bè...il Sapere che è per pochi. Quello che neanche la stanza dei preziosi tomi puo' custodire'' E la mano libera, andrà a sfilare, per un istante, uno dei tomi, per poi risistemarlo ''Alchimia...negromanzia...spiritismo...letture che solo menti aperte possono affrontare. Segreti oscuri ed oscure magie. Libri che non faranno parte del censimento, ma solo io te ed il Governatore, se necessario, potremo consultare. Ce ne saranno altri, di tomi. Pian piano, diventerà un Tempio nel Tempio'' Lo spazio esiguo intensifica quel profumo intenso ed inebriante di cuoio e pergamena. La Rosa Nera s'avvicina a Gheof e sussurra maliziosa ''Il nostro segreto....Goffredo...questo arazzo ed i nostri sogni...'' E lo lascerà bearsi qualche istante di quella scoperta, come fece lei a suo tempo, prima di invitarlo ad uscire, per proseguire il giro (diplomazia liv3)

    GHEOF -Stanza dei Preziosi Tomi- Si guarda intorno. Lo fa con occhi sgranati. Si guarda pure alle spalle. Una stanza segreta. Si avvicina a lei quando estrae uno dei tomi. Sbatte le palpebre. Va a guardare lei. Alchimia. Negromanzia. Spiritismo. La osserva diritta negli occhi. Tutto ciò ha un sapore agre ma dolciastro allo stesso tempo. Come masticare il cuore di un limone immerso nell'aceto balsamico. E' forte. Molto forte. Per uno che ha a che fare con la religione, che è alla costante ricerca del perchè di questa vita. E lei, Eilantia, gli sta dando l'opportunità di sapere.] Dobbiamo leggerli. Devo leggerli. Dobbiamo farlo insieme e comprendere. Vorrei lasciare in questo antro di biblioteca anche una pergamena che mi è stata donata, insieme ad una conoscitrice dell'arcano... [lì, per un attimo si spegne il tono, ma è veloce nel riprendersi. /volontà +2/] Pare che abbia a che vedere con il significato della vita. L'albero della vita ed il sapere ebraico che probabilmente ha a che vedere con qualcosa del genere. 10 sfere, una serpe. Devo saperne di più ed una volta raggiunto quello che so, lo scriverò e ve lo farò leggere. Meritate di sapere anche Voi. Si parla anche, probabilmente, del sapere di creare la vita dalla terra. Forse. Ho bisogno di più elementi. Sono stato protagonista di... altri sogni. [La guarda negli occhi.] E mi chiedo perchè Voi non ci siate nuovamente, con me. Devo sapere. Dobbiamo sapere. Dobbiamo accrescere le nostre facoltà. Lo sapremo solo noi. Io non aprirò bocca, per nessun motivo. Piuttosto la morte. [Ma poi lentamente le pare indirizzarsi verso l'uscita. Lui starebbe lì dentro. Per lui il viaggio potrebbe concludersi qui. C'è così tanto da sapere. Da scoprire. Per un momento resta interdetto. Non sa che fare. Prenderebbe quei libri e starebbe in piedi di fronte allo scrittoio pur di comprendere. Ma forse devono proseguire. Con calma. Ogni cosa a suo tempo. Da un'altro sguardo attorno. Porta una mano a fregare la bocca. Si va avanti. Ha tutto il tempo, per potersi dedicare a questo tempio, che deve divenire il più vasto e ricco di conoscenza.] Andiamo. [Glielo dice guardandola. Guardando anche la bimba, una sola volta. Lei, già così piccola, all'interno di grandi conoscenze. Sorride a quella piccola tornando poi su Eilantia. Le sorride di più.]

    EILANTIA (stanza dei preziosi tomi) ''Oh si...lo so Goffredo. Resteresti qui tutto il tempo, finchè gli occhi si consumassero per la lettura. E' quello che ho provato anch'io, la prima volta, ma devi pazientare. Stanotte hai altre cose da vedere e poi vi sarà tempo. Sono stata lune e lune vivendo qui. Mi chiedevano perchè. Perchè privarmi dei lussi della mia stanza, a palazzo. Ora lo sai. Ora puoi capire.'' Lo guarda mentre osserva sua figlia ''Nemàin è stata generata su un altare di Morrigan, la mia Dea, e si è sviluppata nel mio grembo in questo Tempio, tra questi libri. Sarà una bambina speciale...'' Non ha dubbi, e lo precede fuori la stanza, dopo aver infilato la candela nel candelabro ed aver recuperato quest'ultimo. Il calice invece resterà sul tavolo, e forse anche quello di Gheof. Non occorre più bere. Ora sono ebbri di ben altro. Saliranno un' altra rampa di scale ''Qui c'è il magazzino e l'archivio. Vecchi documenti. Qualche mappa e tutto l'occorrente per pulire. Coperte, dei materassi. Cose di poco conto. Vieni...'' E s'appresterà a salire ancora. Nel terzo piano. L'attico. Il suo regno segreto. (diplomazia liv3)

    GHEOF >>la fronte.] Dovrete raccontarmi, di Morrigan affinchè possa comprendere quel che mi dite circa lei.] Anche in questo magazzino dobbiamo vedere che cosa si può fare. Le mappe sono fondamentali di questi tempi. Servono per capire che cosa accade intorno a noi, per non restare... rinchiusi in un tempio di conoscenza stantia. Per infoltire il sapere abbisogniamo del viaggio. O di viaggiatori. Informatori. Ed a volte gli archivi nascondono cose che neppure immaginiamo. Guarda sommariamente tutto quanto. L'ultimo ''Vieni'' di lei porta con sè una nota di curiosità. Lo dice proprio con il tono, che lassù potrebbe svelarsi qualcosa che neppure immagina. Lui era rimasto solo nel piano terra fino ad oggi. Ma ora è diverso. Sente quel luogo suo, di sua proprietà. Gli angoli della bocca piegano verso l'alto. La segue, facendosi coinvolgere dall'entusiasmo di lei. La sente. /empatia +2/]

    EILANTIA (scale-attico della Torre) Non vi saranno libri nell'attico. Tomi che potranno stupire Goffredo d'Altavilla. Ma vi sarà qualcosa che ha incantato la Rosa Nera e chiunque, compresa una Vampira, abbia varcato quell'ultima porta. Non a caso quello è il luogo che Eilantia definisce il suo Regno. Dopo l'ultima rampa di scale, Gheof potrà veder palesato un salone dall'aria fatata. Vi sono quattro imponenti colonne, equidistanti tra loro. Ognuna di esse è differente dall�altra, sia per immagini in esse rappresentate che per il colore che varia, dal bianco calcaree, al rosso trachite, al nero ossidiana, al grigio scisto, Ogni colonna ha un�immagine in rilievo. Quella bianca, possiede una penna d�oca nell�atto di esser intinta nel calamaio. Quella grigia, ha come immagine un tomo aperto sulle pagine centrali equamente diviso. Quella nera ha un albero con una folta chioma e possenti radici. Quella rossa, invece, ha un particolare segno: un drago nell�atto di sollevarsi in volo. Dislocati all�interno dell�ampia sala si trovano dei bracieri, colmati di tizzoni ardenti. La luce esalta i dettagli delle possenti colonne. Il simbolismo permea ogni pennellata, il cui significato è perduto nel tempo. Eppure la vera magia si ode e si vede, solo alzando gli occhi al cielo. Un suono come di cascata cristallina, colpirà Goffredo appena entrato nel salone, ma solo elevando il suo sguardo capirà perchè. Ampie vetrate multicolori carpiscono la luce della luna e delle stelle, filtrando raggi colorati. Questi scendono lungo dei fili ove sono stati legati piccoli cristalli di quarzo che divengono, all'occorrenza, smeraldi, zaffiri o rubini danzanti. Sono loro che, titillati dalla perenne e quasi magica brezza, che sovente, s'insinua dalle fenditure, diffondono una lieve e soave melodia. La Rosa Nera prenderà la figlia dallo scialle e, con entrambe le mani, la alzerà verso i fili danzanti. Con una lunga giravolta la renderà parte di quel mondo fatato. La donna vestita di rosso, la cui gonna ampia volteggiante la fa sembrare una rosa in sboccio, eleva una piccola creatura pallidissima, col crine corvino e gli occhi color tempesta, che invece di piangere, ride gaia, muovendo le braccine. Un piccolo spettacolo privato, con un unico spettatore. A Gheof dare un nome a questo sogno, e concedersi la visione di un'altra Eilantia. L'unica che gli mancava.

    GHEOF -Attico- Cammina. la segue. Quello che avverte una volta salite le scale è qualcosa che arriva prima all'orecchio. Un suono lontano che si esprimerà nella sua totalità una volta entrato dopo di lei là dentro. Si apre come una cascata di sensazioni, di cultura. Di cose da sapere. Da vedere. Da ammirare in silenzio. Sapete che c'è? Goffredo non riesce ad entrare in tutta quella luce. In tutto quel candore. Non ce la fa. Il suono che emettono quei cristalli. Quella brezza. Il soffitto vetrato che illumina tutto con colori che si amalgamano tra di loro, svettando meravigliosi in tutta la loro bellezza. E' uno spettacolo incredibile. Resta sul ciglio della porta e permette alla donna di farsi avanti. La guarda e si vede che si sente perfettamente a casa, a suo agio, a posto con sè stessa. Pare, Eilantia, con la sua creatura, aver raggiunto un equilibrio tale che si manifesta in tutta la sua gioia in questo luogo fatto di magia. Ed è una bambina Eilantia adesso, con la sua piccola che comincia a volteggiare. L'abito che si gonfia a quel ruotare. Un abito rosso. Una rosa nella sua piena fioritura. Le colonne fanno da cornice a lei, che là in mezzo sembra essere la Regina di quella stanza. Non si addentra Goffredo. Addirittura gli pare irrispettoso spezzare la confidenza con la sua piccola. La penna d'oca. Il tomo. L'albero le sue radici e la chioma. E poi il drago. Sono quattro colonne colorate. Ma le guarda solo un momento, fissa quei simboli ma è su Eilantia che lo sguardo cade. Su lei e la sua piccola Nemàin. E' una bella immagine. Un'immagine intensa. La madre ed il figlio. Quella figura è estremamente importante per Goffredo. Una figura che non ha seguito il suo dovere. Abbassa gli occhi. E' tutto troppo forte. Goffredo solo ieri ha concluso con qualcosa che scalpita dentro il suo cervello. E l'immagine di lei che trasmette una purezza quasi accecante no. Lo fa indietreggiare solo di un passo. Abbassa gli occhi. E' talmente bello e pulito quello che vede, che non riesce a farlo fino in fondo. Serra la bocca. Non ci entra lì dentro. Non con Eilantia che regge la sua piccola che ride. E' un momento troppo delicato per disturbarlo, interromperlo. Le guarda qualche momento. Alzerà un angolo della bocca ad osservarla. Solo quando lei lo guarderà lui resterà fuori, le sorriderà ed annuirà. Non ci sono parole da aggiungere a tutto questo. Indietreggia di un passo guardandola. Eilantia lo sa. Rimarrà nel suo regno di cristalli e colori con la sua adorabile figliola. Goffredo porterà semplicemente una mano sul petto, a congedarsi nella maniera più discreta possibile. C'è gratitudine in un certo qual modo. Non ha provocato. ha solo stuzzicato, invogliato la sua mente, la sua sete di sapere. Indietreggia ancora guardandola, lasciandola in intimità con la sua bambina. Solo quando avrà ridisceso le scale velocemente stringerò un pugno chiudendolo. Cos'ha. Troppa meraviglia. Troppa esaltazione. Uno spettacolo commovente. Vuole solo chiudersi nella sua cella e spegnersi.]

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