1. HO RACCOLTO GLORIA E FIELE

    AvatarBy eilantia il 9 May 2015
     
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    GHEOF -Corridoio- Chiude la porta della propria stanza. Ha atteso che l'ultimo raggio di sole abbandonasse del tutto la propria stanza mentre ripuliva gli strumenti per scrivere. Organizzato. Goffredo è un uomo organizzato. Certo, se i rintocchi di una campana aiutassero le persone a capire in che momento particolare della giornata si trovano non ci sarebbero problemi per nessuno. Ormai lui è talmente abituato da quel tipo di divisione temporale che è come se le campane le avesse in testa. Le diverse angolazioni del sole, il momento preciso per correre al monastero a pregare Dio a seconda del giorno. No, ma quale correre. Non si corre nella casa di Dio. Tutto aveva una scadenza precisa, ogni passo della giornata un rito da rispettare. Passa una mano a ravviare i capelli, folti che quelli ahimè, un ordine proprio non riescono a trovarlo. Sono tanti, sono spessi, sono di un castano scuro striati da qualche capello bianco. Vecchio e maturo d'un cristiano corrotto divenuto cataro per far dispetto alle fondamenta monacali. Inspira dal naso a far scivolare lungo la gola un fastidioso filo di catarro. Fuma. Ha fumato. Ha pure bevuto durante la giornata. Riesce ad avere un comportamento nonostante tutto morigerato. La sua apparenza, il suo controllarsi, il suo volere il controllo nasconde molto altro. Ridiscende le scale lentamente guardando il proprio riflesso su una vetrata illuminata dai fuochi che danno una luce soffusa allo sfarzoso ed importante palazzo. Ha una camicia color porpora, tre bottoni slacciati a far respirare uno stralcio di pelle nuda, sul petto ed un paio di calzoni neri, tenuti stretti sui fianchi da una cintura di pelle nera. Stivali lucidati a dovere, barba incolta ma curata in maniera quasi maniacale. La stanza della musica. Stasera la vicegovernatrice suonerà per lui. E c'è molto da dire, molto da approfondire. L'unica macchia, oltre quella di peccati che è meglio non narrare, è quella che invade il pollice mano destra. E' inchiostro. Ha pensato in questi giorni. Ha pure goduto nel silenzio della sua stanza. Adesso vive il suo essere con addosso la piacevole ebbrezza ddi quattro bicchieri di vino sorseggiati lungo il pomeriggio, a stomaco vuoto. Adesso è proprio di fronte alla porta, la terza dopo aver ridisceso le scale. Alza appena il mento serrando un momento la bocca. Ha occhi socchiusi. La mano destra va a bussare. Tre rintocchi. E poi il silenzio.]

    EILANTIA (stanza della musica) Sa bene, la Rosa Nera, cosa proverà l'italico quando entrerà nel suo Regno. Non ha dubbi sull'espressione soddisfatta ed appena stupita che mostrerà il suo volto, mentre lo sguardo si soffermerà sui dettagli. Ogni cosa è stata curata, in quella stanza. Lustri di piccole attenzioni ed aggiunte. Lei, altrettanto curata, in questo singolare appuntamento. La stanza della musica è uno scrigno di cultura. Alla destra dell'uscio un piccolo salottino di velluto purpureo, circonda il tavolino con le ampolle di liquori ed i bicchieri di cristallo. La chaise longue troneggia lungo il muro e le due poltrone sono poste alle sue estremità. Dalla parte opposta vi è lo scrittoio, ove lei verga le sue missive e raccoglie pergamene e spartiti. Poi, proprio di fronte al salotto, un camino accoglie ceppi d'ulivo e fuoco crepitante e vivace. Un'ampia cassapanca è chiusa a chiave, alla sua destra. Dalla parte opposta un mobile ad ante. Un'ampia vetrata prende quasi tutto il muro, all'estremità opposta dell'uscio. Pesanti tendaggi, anche essi purpurei, vengono tenuti quasi sempre aperti, perchè Discordia possa godere la vista sul giardino mentre suona. Al momento i rovi di rose e gli alberi sono spogli, ma il crepuscolo e la luna che s'affaccia sono comunque uno spettacolo mozzafiato. Il centro della stanza accoglie la protagonista: l'arpa. Di legno pregiato, intarsiata d'oro, è posata su un tappeto finemente tessuto. Una piccola poltroncina di velluto è al suo fianco, cosi come il leggìo in legno, con gli spartiti aperti. La Vicegovernatrice è abbigliata in tinta con l'ambiente. Un abito di velluto color sangue, esalta il suo pallore aristocratico e la scollatura generosa. Dal taglio sobrio, consente al corpetto di evidenziare la vita sottile e le forme generose. I suoi anelli ed il medaglione nobiliare l'adornano, anche se i rubini che completano l'acconciatura elaborata, sono certamente il suo punto di forza.I veleni sono celati tra le pieghe della gonna ampia e cangiante, alla luce delle fiamme. Sulle pareti vi sono altre torce accese, cosi come arazzi dalle scene bucoliche, eppure sembra tutto ovattato in un'atmosfera crepuscolare ''Accomodatevi pure...'' Non ha dubbi su chi si stia annunciando. E' in piedi accanto all'arpa, ben conscia di quel che sta per offrire all'uomo.

    GHEOF -Stanza della Musica- Avverte la voce di lei oltre la porta. E' lì che s'appresta ad aprire. E' proprio vero che l'espressione di Goffredo tradisce stupore. Quello che si presenta di fronte ai suoi occhi è perfetto. Ordine. Niente è fuori posto. Sì. Resta qualche momento sull'uscio. Potrà vedere, Eilantia, gli occhi dell'uomo che per un momento di sgranano seguiti da un mezzo sorriso che gli alza un angolo della bocca. Osserva. Osserva con estrema attenzione la stanza. Non ha parole per un momento. Fa un passo in avanti, lo fa con la cautela di chi s'appropinqua a varcare le porte d'un santuario, reliquiario, un luogo comunque molto molto importante. Lo rispetta senza dire null'altro se non insozzarlo con la sua presenza che nonostante tutto ben s'adegua. Non è certo uno che ha l'aspetto trasandato d'un mendicante. Un passo in avanti, ancora e chiude con estrema attenzione la porta alle sue spalle. Lo fa con indice e medio senza in nessun modo darle le spalle, oh no. Sono sue le dita che s'accingono con un cenno deciso ma estremamente accorto d' chiudere la porta sporgendo il braccio dietro la schiena. Un piccolo ''clack'' che chiude quel mondo prezioso a chi dovesse malauguratamente farsi in mezzo permettendosi di rovinare tale attimo. Il salotto. Fogli di pergamena e musica scritta. Ne ha visti molti di spartiti, soprattutto nelle occasioni di comunione con i fratelli benedettini nel momento della preghiera gregoriana. Musica imponente che inneggiava all'immensità di Dio creatore. Ma qui, tra queste pareti purpuree pare d'essere tra le mura d'una camera di chissà quale particolare girone infernale. Sicuramente quello della lussuria veduta ad ampio raggio. Perchè non è carnalità bensì è sproposito e desiderio di trionfo, di seduzione dei sensi. Lentamente volge lo sguardo prima sull'ampia vetrata che mostra l'esterno dove il riflesso di lei e della sala appare meraviglioso ed impalpabile. Si sofferma sull'immagine della donna azzardando un indugiare che non è diretto alla persona stessa, alla carne di cui è fatta bensì al suo riverbero sfocato impresso nel vetro. Chiude un momento gli occhi sì da abbeverarsi di tutto quell'ordine, di quell'equilibrio -ma guarda un po', qui è nella dimora del caos!- prima di riaprire lo sguardo adesso direttamente su Eilantia.] Sono esterrefatto, Eilantia. [Accenna con voce bassa facendosi avanti di un passo portando una mano sul petto. Annuisce.] Buonasera a Voi. [L'accento è di chi si adegua a queste terre ma tiene comunque la sua origine italiana, dove le vocali sono piene e le consonanti galoppano calcando il terreno con decisione.]

    EILANTIA (stanza della musica) ''Bentrovato Goffredo...'' Sorride all'uomo, ben sapendo d'aver fatto colpo, e non mascherando la soddisfazione che questo comporta: un orgoglio smisurato. Fa un cenno leggiadro con la mandritta, invitandolo ad accomodarsi sulla chaise longue ''Servitevi pure da bere...Yppocrasso...vino elfico...cent'erbe...vedete voi...io intanto vi ho preparato una piccola sorpresa. Poi parleremo..d'affari...'' E senza lasciargli il tempo di replicare s'avvicina alla poltroncina, dandogli le spalle e, con le dita affusolate, alza appena la stoffa dell'ampia gonna, per accomodarsi, permettendo al velluto di formare una corolla intorno alla vita stretta. La nuca pallida sarà l'unica parte di pelle visibile all'uomo ora, mentre lei si soffermerà a muovere le falangi per qualche istante, per poi posarle sulle corde dello strumento. Resteranno in sospeso, quasi attendessero un cenno per sfiorarle, e sarà allora che la voce melodiosa di Discordia sussurrerà lieve ''Vi sto per accompagnare in un viaggio nelle terre del nord, Goffredo...Socchiudete pure gli occhi o teneteli aperti, ma lasciate che il vostro cuore possa viaggiare con le note della mia compagna..e con la mia voce...'' E senza proferire oltre, pizzicherà ora le sue corde tese ed un suono cristallino riempirà la stanza. Come una cascata scrosciante, in un bosco irlandese, partirà una ballata dalle dolcissime note ''Suil a Ruin...'' Segui il tuo destino. Una breve, commovente introduzione, e poi la sua voce morbida accompagnerà la melodia ''I wish I was on yonder hill 'Tis there I'd sit and cry my fill Until every tear would turn a mill...'' Forse non conoscerà il gaelico, Goffredo...ma le pene delle giovane irlandese, che attende il ritorno dell'amato dalla guerra, saranno quasi palpabili nella stanza.

    GHEOF -Stanza della Musica- Certo che approfitta dei liquori che gli vengono concessi. Andrà a prendere tra due dita il cristallo versando senza indugio il centerbe. Lo conosce molto bene quel tipo di liquore tipico delle terre d'Abruzzo. Si ritrova a sorridere appena. Con il bicchiere in mano, che porta poco sotto il naso si avvicina alla greppina che gli ha indicato. La mano libera s'appresta a scivolare a carezzare la seduta prima d'accomodarsi. Lo fa in silenzio per non rovinare il momento, per non spezzare quel momento di quiete. E' vera quiete quella che avverte e meravigliosa accoglienza. Un'accoglienza pacata ed elegante, che non concede spazio alle parole se non a quelle di chi sta guidando la scena. Lei. Glielo fa fare perché lei si sta comportando da vera ed elegante Signora. Signora consapevole e cosciente delle proprie armi, delle proprie arti e della propria bellezza. Sono cose che Goffredo apprezza. Apprezza quel tipo di donna. Si accomoda sul bordo della cislonga senza bere. Trattiene il bicchiere tra le mani che vanno a posarsi compostamente sulle gambe, sul tessuto lindo dei pantaloni. Le guarda le spalle, la schiena, la curva che è attentamente stretta tra i lacci purpurei del corpetto che esalta la sua figura. Scivola con gli occhi come se ilo facessero le dita a distanza millimetrica da quell'abito. Lo fa senza sfociare in un assalto malizioso. Lo fa con l'ansia di chi gode il momento appena precedente la scoperta d'una sorpresa. Lo fa senza indugio soffermandosi sulla base della nuca di lei, dove s'intravede la sua pelle. Inspira un momento. Avvicina il bicchierino alla punta del naso di nuovo, annuendo alle sue parole senza intromettersi con la voce. Sì. Sa come ci si deve comportare. Lo sa davvero. /volontà +1, diplomazia +1/ Attende ed alza appena il mento oltre il bicchiere a vedere che cosa fanno le braccia di lei che s'allungano verso le corde dello strumento. L'arpa. Mille corde, innumerevoli ma ordinate. Un equilibrio meraviglioso. Sì. Le prime note volano. Vibrano. Si spandono nei più reconditi antri. Si infilano nel baule chiuso a chiave, si intrufolano tra le carte di spartiti e le lettere vergate con cura dove aleggia onnipresente un profumo intenso di rose. Quella stanza odora di Eilantia. Si fa guidare in quel dono che lei gli concede d'attraversare. Non dovrebbe cadere in quella melodia che affronta intervalli che molto probabilmente nel canto gregoriano neppure s'azzardavano di toccare. Non guarda lei adesso bensì avverte le immagini offuscate che quella musica gli propone. E' una visione davvero antica. Sono note che toccano profondamente equilibri rigidi e ferrei. Pizzicano corde che sono immobili e profondamente radicate nella roccia del suo essere. Sì. Per un momento è debole e deve trattenere il fremito del suo sentimento che deve necessariamente essere inattaccabile. Vorrebbe lasciarsi andare come il viaggio che Eilantia gli sta proponendo indicherebbe ma non riesce a farlo del tutto. Quando è attaccato così delicatamente avverte una sensibilità che esiste ma tiene rinchiusa dietro rigidi schemi. Non è facile abbandonarsi. E' arduo farsi guidare, soprattutto da una donna, soprattutto per un uomo del medioevo italiano. Avvicina il bordo del bicchiere alla bocca. E beve.]

    EILANTIA (stanza della musica) Incurante del travaglio dell'ex monaco, lei è già in viaggio. Gli occhi socchiusi celano il nigreo sguardo, assorto nel nulla. La sua mente vola, e sfiora l'erba della selvaggia Irlanda, i capelli color fuoco della giovane promessa sposa e poi le lacrime che versa. Il sapore salato si posa sulla sua lingua e brucia il suo cuore. L'apice della ballata giunge e, quasi senza una vera e propria interruzione, la musica rallenta, scema, per poi trasformarsi in altro. Una melodia più vivace, frizzante come il cinguettio dell'usignolo. Donatien le donò quell'antico poema britannico e lei lo ha accompagnato ad una melodia fresca come una pioggia d'estate ''When þe nyhtegale singes þe wodes waxen grene...'' Se lo immagina quell'usignolo, ed ella stessa vola, accompagnandolo tra le verdi fronde. E poi sente la sofferenza struggente di quell'uomo, lontano da colei che ama ''Whil y lyve in world so wyde oþer nulle y seche. Wiþ þy love my suete leof mi blis þou mihtes eche...'' Un altro idioma, appena più rotondo del precedente, ma comunque miele tra le sue labbra. Prosegue il viaggio sulle sponde dei laghi della Britannia, ove un altro innamorato si strugge ''Suete lemmon ypreȝe þe þou lovie me a stounde! Y wole mone my song On wham þat hit ys on ylong.' Sogna l'amore...perchè l'amore è solo un sogno....

    GHEOF -Stanza della Musica- Si potrebbe pensare che Goffredo sia un uomo insensibile. Si potrebbe credere che bada alle proprie parole e si innalza su quelle guardando dall'alto il resto del mondo, con la dovuta cautela di chi s'azzarda in un nuovo regno fatto di regole differenti, di verità assurde e creature d'ogni estrazione. Ma un uomo che studia è perfettamente consapevole della sua immensa ignoranza rispetto alle verità che Dio concede ai suoi fedeli. L'idioma che canta la donna gli è totalmente sconosciuto. Riguarda terre fredde che volano sul filo del vento che soffia talvolta freddo ma anche che solletica. Come se qualcuno arrivasse da vicino, a cominciasse a tirare piccoli schiaffetti sul viso. E' quella sensazione che avverte quando il ritmo cambia. Sveglia. Sveglia, apri gli occhi. La pioggia comincia a battere sugli occhi. Una pioggia che non ha la consistenza dell'acqua ma ha l'impalpabile violenza delle vibrazioni. Le note saltellando sul suo volto, si fanno in lui. E' un uomo che avverte ogni sensazione, ogni slancio emozionale come un'offesa ad un'ordine che ha servito, benchè l'abbia servito molte volte con i piedi. E' radicata in lui quella sensazione d'essere creatura peccatrice soltanto per aver adorato altro all'infuori di lui. E quella voglia di intransigenza lo ha sempre preso per le spalle. ha sempre bussato alle sue orecchie per poi scoppiare in brucianti reazioni degne del peggiore dei peccatori. Un altro sorso. La musica parla di amori. Questo non può comprenderlo ma è certo che quella melodia tocca corde che non vorrebbe venissero oltraggiate. Ma ascolta. Ascolta e beve un ulteriore sorso. Il centerbe, che vanta una gradazione alcolica di 70° e più scivola pesante lungo la gola. Ed in quel momento fa di tutto per sentirla colare come lava a spegnere i pensieri, a lasciarsi finalmente andare. Sì. Indietreggia appena il capo guardando ad occhi chiusi il nulla fatto di annebbiamento momentaneo dei sensi.] Proseguite. [Lo dice senza pensarci. Lo dice senza freni. Lo dice a bassa voce in un momento in cui c'è una pausa. Glielo sta chiedendo con il volto rivolto verso l'alto e la fronte che si corruga appena.]

    EILANTIA (stanza della musica) E lei prosegue, in apparenza liberandolo da quel fardello. Perchè ora si spostano ancora, in Scozia, e stavolta la melodia diviene spigolosa, intensa, così come il testo che l'accompagna. Non occorrerà raccontargli di quella donna che, stavolta con orgoglio, vede il suo amato in battaglia, nei sogni ad occhi aperti, e lo immagina impavido e vittorioso sui nemici. Non servirà perchè potrà comunque intuirlo, in questa ballata che sa di cavalli in corsa, fragore di urla concitate e spade che danzano ''Marcach uasal uaibhreach sg Gas gan gruaim is suairce sns Glac is luaimneach luath i ngleo...'' Nobile e prode cavaliere, guerriero implacabile, canta con passione adesso. S'immagina quella donna gonfia d'orgoglio nel pensare all'amato in battaglia, lordo di sangue, ma vincente ''Ag teascadh an tslua 's ag tuairgan triaSeinntear stair ar chlairsigh cheoil Is liontair tainte cart ar bord'' Mille arpe suoneranno per te, amor mio...il tuo spirito è senza cedimento e la tua vita come quella di un leone. Il calore la pervade tutta e la voce si fa vibrante e passionale mentre canta. Resterà così, in uno stato ora d'eccitazione durante tutto il brano che invita alla guerra ed all'amore. Sa che l'attenzione dell'Italico ora si farà più concentrata e, quasi volesse lasciarlo a bocca aperta, farà in modo che le dita giungano all'apice, così come il canto, per poi, all'improvviso, scemare in un ultimo brano. Un dono per Goffredo, forse perchè è il primo umano a sentire quelle note. Non vi sarà la sua voce melodiosa ad accompagnare quegli ultimi istanti, e nel viaggio che lei gli ha offerto, lungo le coste della sua terra, questo è l'unico brano che non parla di un popolo o narra una storia. Questo brano lo ha composto lei, e lo ha fatto per un non morto. Quest'ultima melodia parla di loro, i vampiri, e racchiude la loro bellezza immortale. Le note malinconiche, ipnotizzanti, inquietanti come la nenìa delle vecchie balie, sono come un calice di vino prezioso da bramare, o una porta serrata da voler aprire ad ogni costo. Come il placido lago che cela tesori nascosti...o alghe che bloccano gli arti, fino a farti affogare. Vi è Eilantia, la sua vita, le sue battaglie, i suoi segreti...vi è il fulgido splendore dell'Oscurità. E quando termina, le dita restano ancora sospese a mezz'aria, finchè l'unico suono della stanza è il crepitio del fuoco. Solo allora fletterà le dita qualche istante e le poserà sul grembo, ancora spalle all'uomo, dandogli il tempo di tornare dal suo viaggio, ovunque sia stato e qualunque cosa abbia provato, prima di osservarne di nuovo il volto e gli occhi.

    GHEOF -Stanza della Musica- E lei prosegue. Prosegue. Lui la lascia fare. Ha fatto proprio come le ha chiesto. Annuisce ad occhi chiusi. Ingordigia. E' un ingordo. Ingordo nel mangiare quando deve farlo, ingordo nel fumare, ingordo nel bere, ingordo nel pregare, ingordo nell'indugiare nel guardare, ingordo d'ambizione, ingordo di lussuria, ingordo di carne, ingordo di sensazione, ingordo di libri.Si lascia trainare da lei. Apre appena gli occhi quando l'atmosfera muta titillando l'attenzione del cervello piuttosto che quella esclusiva dei sensi. Le note si fanno malinconiche e a tratti insidiose. Inquietanti come le ombre scure dell'Underdark. Gli occhi di Goffredo scuri come la pelle dei drow si perde tra le trame del soffitto. Sono iridi che si muovono lentamente al tempo di quella musica che non dona spazio libero. Non c'è luce. Allarga gli occhi un momento per poi abbassare nuovamente il capo. Non guarda Eilantia. Non l'ha guardata per tutto il tempo da che la musica ha cominciato. La mano destra regge il bicchierino ancora pieno per metà. La sinistra invece frega lentamente la coscia destra, quella dove i segni del cilicio rimarranno in eterno, dove la richiesta del perdono brucia e calca la sua carne, la sua coscienza. Chiude un momento gli occhi aspettando che finisca. E finisce. Lei ritroverà quest'uomo privo degli orpelli della mimica facciale pregna dei convenevoli di chi è abituato alle buone maniere. Quello che può vedere Eilantia ora è un'espressione contrita. Un'espressione che non le rivolge direttamente dato che gli occhi sono gettati in terra. Guarda in basso. Ci si aspetterebbe un applauso come nelle migliori corti ma Goffredo adesso non ha tempo da perdere con gestualità consumate e a volte condizionate dall'etichetta. Lentamente sale su di lei. La osserva con un'ombra nello sguardo. E' un'ombra che nonostante il controllo non riesce a dileguare. Non ha parole per circa trenta secondi. In quel lasso di tempo gli occhi si artigliano alla nuca che lei gli dona. Reclina il capo di lato. Inspira ed espira lentamente. Lo fa come chi ha attraversato un mondo personale che a volte preferirebbe lasciare dentro la sua stanza. Ha gli occhi di chi non si concede d'essere se stesso per molteplici fattori. Gli angoli della bocca appena abbassati che ritrae portando le labbra a fessura.Si ode solo il suo respiro. No, non ne ha parole.]

    EILANTIA (stanza della musica) Ora si alza, e la gonna si riapre ampia intorno al suo corpo minuto. Si volta lentamente e, finalmente, offre il suo volto all'ex monaco. Sarà diversa da quando si è assisa, perchè la musica trasforma chiunque ne è protagonista. Le gote imporporate e gli occhi lucidi daranno l'impressione d'una donna appagata, dopo una notte di piacere. Un'estasi che è rimasta dipinta in quel viso etereo ed impenetrabile. Gli occhi neri hanno acquisito una profondità che spingono a perdersi in essi o a fuggirne per sempre ''Vi sono viaggi che non si vorrebbero affrontare....ed altri dai quali non si vorrebbe tornare mai...'' Poco più di un sussurro, melodia senza note nel silenzio della stanza ''Offritemi del vino ora...'' Una richiesta? Un ordine? Poco importa forse per l'uomo, ora che lei avanza, col respiro ancora affannato, che le gonfia e sgonfia il petto candido. Fragile ora, accessibile, come una fortezza che ha, inavvertitamente, abbassato il ponte levatoio di notte. Vicina, sempre più, fino ad accomodarsi sulla poltrona alla sua destra, senza concedersi, o concedergli, di dividere la chaise longue.

    GHEOF -Stanza della Musica- Se lei ha in volto l'estasi, Goffredo ha in volto, assicurata, l'espressione di chi ha guardato con gli occhi di uno spettatore il proprio riflesso. La guarda dritta in quegli occhi dal colore davvero molto simile. Il nero. Ma il nero è poi davvero un colore? E' l'assenza totale di colore invero. Si guardano. Si osservano. Lui umetta piano le bocca. Si alza quando lei si avvicina.] Eccelsa, Eilantia. [Non si spella le mani. Non urla. Non eccede nei complimenti. Se li fa è perchè lo pensa davvero, in caso contrario non avrebbe detto nulla. Annuisce alla sua richiesta. Non risponde alle parole sul viaggio. Non vuole affrontare quell'argomento. Già una volta è scappato quando le domande si facevano più... personali. Scappato con le parole chiudendole con poche battute. La guarda con la coda dell'occhio mentre le versa del vino in un calice. Lo vede come è piacevolmente appagata. Estasiata. Felice. Immensamente sicura. Il suono del vino del calice. Il respiro si fa più profondo quando gli occhi sono sul bicchiere. Annuisce serrando la bocca mentre adesso torna da lei fermandolesi di fronte. Protende il braccio con il bicchiere alzando appena il mento verso l'alto guardandola con le palpebre appena abbassate.] Avete un talento che dev'essere stato curato da chissà quale maestro. E' musica che suona nuova alle mie orecchie. Mi avete donato qualcosa di immensamente intimo e di ciò ve ne sono grato e mi ritengo onorato per questa confidenza che m'avete concesso. Dopotutto sono uno sconosciuto. [Annuisce indicando il vino con il mento.]

    EILANTIA (stanza della musica) Appena giunge innanzi a lei s'alza anch'ella, con un sorriso malizioso, ascoltando le sue parole. Prende il calice dalla mano dell'uomo, sfiorandola nel farlo, e mormora suadente ''Si rimane estranei finchè qualcosa di speciale unisce due persone...Prima eravate uno straniero. Adesso avete viaggiato lungo le coste del nord, ascoltato le preghiere e le lacrime delle nostre donne, le invocazioni dei nostri guerrieri. Avete udito il fragore delle nostre battaglie e osservato l'erba che danza sotto il vento d'Irlanda. Avete respirato l'aria delle scogliere, Goffredo, e sfiorato l'inquietudine d'un segreto celato...quello che è in ognuno di noi. Se osservate i miei occhi potreste vederci riflessa la vostra stessa Oscurità. Perchè nessuno di noi ne è esente e per quanto non vi chiederò mai quali segreti celate gelosamente, forse anche a voi stesso, da stasera sono un po' anche miei...Ad un nuovo amico...'' E alza il calice, ondeggiando il nettare profumato e lasciandogli replica o brindisi, prima di portarlo alle labbra.

    GHEOF -Stanza della Musica- Le lascia prendere il bicchiere. La guarda dritta negli occhi. Lui non sorride invero. E' molto serio. Accompagna il suo afferrare il bicchiere con la mano che si muove appena, di veramente poco, verso di lei per poi tornare con il braccio lungo il fianco. La fa parlare. La ascolta. Sonda le sue parole. Lei che parla di amicizie. Parla di viaggi. Lui semplicemente raccoglie il labbro all'interno della bocca. Lo chiama per il suo nome con l'accento delle sue terre. Gli fa sempre uno strano effetto sentire con quante diverse sfumature il suo nome può essere pronunciato. E adesso è lei che lo chiama. Goffredo. Goffredo, un nuovo amico. L'amico che condivide i suoi segreti senza rivelarli. Inspira dal naso. L'altra mano regge ancora il bicchierino con i centerbe. Sono vicini davvero. Reclina il capo di lato. Alza il cristallo avvicinandolo a quello di lei senza sfiorarlo. Forse sì. In quel momento anche le mani, in quel brindisi ravvicinato, potrebbero sfiorarsi ma non lo fanno. C'è solo un velo d'aria a separare per un momento quella distanza che si dilegua quando anche lui sorseggia il liquore. Un ultimo sorso. Un sorso più affrettato degli altri. Lo ingolla. E la guarda. Lo fa anche quando deglutisce quel bolo denso che pare essere un proiettile che si insinua veloce a farsi strada lungo l'esofago. L'Oscurità degli occhi di lei. Lei che vive consapevole in quell'Oscurità e lui che è a metà tra luce ed ombra. La consapevolezza di chi non sa precisamente dove schierarsi, perchè è insito nel caotico neutrale la consapevolezza di chi non sa dove stare nè dove andare. Solo una cosa è certa. Il suo stramaledetto campanile dove dietro si nascondono situazioni molto, molto meno materiali che una dannatissima torre di pietra che per lui è davvero molto importante. Importante per far parte di questo mondo pieno di dubbi.] Se la mettete così, allora considero la vostra confidenza come quella che farebbe un'amica, Eilantia. Ve ne sono immensamente grato e se mi concederete la possibilità d'ascoltare la vostra musica e la vostra voce nuovamente ne sarei davvero lieto.

    EILANTIA (stanza della musica) Sapesse Goffredo quanto tempo le ci è voluto per schierarsi. Per quanti lustri luce ed oscurità hanno combattuto in quell'anima travagliata. Quanto ha faticato per mantenere almeno qualcosa di buono nel suo piccolo cuore sempre più inaridito, finchè un giorno Tarkhan ha spento l'ultima fiammella. Sapesse quanto si somigliano in fondo, loro due. Lui esita, ed in quella esitazione lei vi legge, a ragione o a torto, una conferma delle sue parole. Il sorriso si fa più mesto, quasi come se questa consapevolezza un po' la mettesse a disagio. Perchè sono vicini, cosi tanto da sentire l'uno il profumo della pelle dell'altro, e l'aroma dei calici d'entrambi. Erbe, alcol, essenza di rosa e pelle di uomo lavato. Lui parla, ma lei ascolta poco quel dire gentile, di circostanza, soffermandosi invece nelle sensazioni. Vi è una leggera energia tra loro, come quelle che sovente si percepiscono nei giorni di pioggia. La voce risponde, ma la mente è altrove, attenta ''Sarà un piacere anche per me, Goffredo...non mi capita sovente d'avere un così attento ascoltatore...'' Gentile, melodiosa, ma lo sguardo tradisce altro. Curiosità. E non certo per la sua vita, i suoi amori. Qualcosa in lei ha riconosciuto un'anima affine e ne è attratta. Nulla di consapevole, evidente neanche alla Rosa, ma un'inspiegabile attrazione. Che la lascia cosi, formalmente cortese, innanzi ad un uomo altrettanto gentile. Due maschere garbate che celano due baratri senza fondo.

    GHEOF -Stanza della Musica- Annuisce alle sue parole. Rigira tra indice e pollice il minuto bicchierino. Sì che lo sente il profumo del suo corpo. Non gli è certo sfuggito. La guarda negli occhi che però poi risalgono ad inseguire, senza pensarci, l'intreccio dei suoi capelli. L'intrico attenta che porterà questa donna ad acconciare la sua testa ogni giorno, a prepararsi e a farsi bella. Pare introdursi là in mezzo mentre risponde.] Apprezzo tutto ciò che è eseguito con cura. La vostra musica seppur nuova alle mie orecchie è stata eseguita in maniera eccelsa. Non m'intendo di voci ma una cosa è certa. L'incastro era armonico, in totale equilibrio. Davvero complimenti. [Sì. Continuano le parole come prosegue anche il suo sguardo che dai capelli va a farsi lungo il collo ma è solo un momento, dove gli occhi rapiscono un lembo di pelle chiara, giovane, palpitante. E' uno sguardo davvero sfuggente, cancellato da labbra che si stringono tra di loro in un cenno veloce. Indietreggia di un passo da lei onde non approfittare troppo di quello spazio, sì da non invaderla, lasciarla libera e liberarsi da uno dei tanti vizi che lo lega a questa terra.] Ma. Se sono qui non solo per approfittare di quel che mi avete donato con tanta generosità. [Chiude. Chiude i battenti. Torniamo al mondo. Torniamo all'obbiettivo, alla realtà, al vil denaro. Alle cose materiale. A quelle ci si può aggrappare senza temere di cadere. Quelle si possono calpestare, toccare, si può essere sicuri. Non ci sono sentimenti incerti e vizi indecisi, nè passioni incontrollate. Ci sarebbe molto da approfondire. Ma una cosa alla volta. Piano piano, lentamente. Verrà il momento in cui si parlerà della fantomatica armata del Caos cui è venuto a conoscenza pochi giorni addietro. Non ora. Neanche può immaginarlo che lei ne sia un'esponente attivo. Ma è attento Goffredo, va in punta di piedi. Fatti.] Come vi ho già preannunciato, ho avuto un nuovo scambio epistolare con Messer Almarth. Mi incontrerò con lui quando avrà le carte dei progetti pronti ma ho fatto delle supposizioni intanto. Credo che la causa del sovrapprezzo della torre campanaria sia data dal fatto che nel municipio non esiste una struttura portante, una torre, dove invece il palazzo ne possiede di diverse. [Mentre parla si avvicina nuovamente al tavolino degli alcolici. Di nuovo la bottiglia del Centerbe. Se ne versa dell'altro proseguendo.] Non sono un'architetto ma in questi giorni mi sono preoccupato di dare un'occhiata alla piazza, al municipio ed anche al palazzo. Credo sia per questo. [Ritorna da lei. Ci ritorna guardandola negli occhi. Pare avere acquisito nuovamente sicurezza. Ed anche un po' di lontananza, diciamolo. Prima era palpabile quella sorta di elettricità. Quell'alchimia che avverte quando è nei pressi di una donna. La sensazione d'essere in fallo ma voglioso ad arrischiarsi tra le loro carni. Non può. Non deve. Non può spegnerla. Aingeal? Chiude un secondo gli occhi mentre si accomoda nuovamente sul bordo della cislonga, proprio dov'era seduto prima. Quella seduta è fatta per coricarsi. Per farsi ritrarre, per aggiudicarsi sconcerie mangiando uva, cospargendo miele, bevendo vino. Non ci pensa. Non lo vuole fare. /volontà +1/ Tiene un momento gli occhi bassi corrugando la fronte tornando su di lei.]

    EILANTIA (stanza della musica) Si lacera il filo sottile e l'incantesimo salta. Quella specie di energia che scorreva tra loro, creando scintille invisibili. Quegli sguardi neri come l'abisso, che sprofondavano l'un nell'altro. Lui s'allontana ed inizia a parlare d'altro, lasciando Discordia ad osservarne i movimenti ed ascoltarne le parole. Resta silente, mentre lui si serve dell'altro liquore e s'accomoda sulla chaise longue. Non si muove, permettendo a lui di farlo per entrambi, mentre l'espressione resta assorta ed imperturbabile. Infine parla, dolce e melodiosa, lasciando che le sue parole non si velino di malizia nè di sarcasmo, ma mantengano invece una compostezza invidiabile ''Sono lieta che siate stato così tempestivo nell'interpellare l'architetto. D'altronde state per fare un grande dono a questa cittadina...Un futuro benefattore e, soprattutto un uomo d'esperienza. Mi chiedo come questa non vi abbia corazzato per affrontare una dama...o voi stesso. Di cosa avete timore? Di me? Di voi? Che guardando nei miei occhi potevate davvero vedere qualcosa riflesso? Qualcosa che non riuscite ad accettare?'' Sorride ora suadente, avvicinandosi al tavolino per servirsi anch'ella da bere ''Toglietemi una curiosità, Goffredo? Quanto è importante la torre, per voi? Cosa sareste disposto a sacrificare, per averla....a parte i soldi del Governo?'' Riempie il calice lentamente, versando con la mandritta il nettare da un'ampolla brunita. Scorre il liquido rubineo nel goto. Rosso come il sangue. Rosso come il peccato.

    GHEOF -Stanza della Musica- Si accomoda là dov'era poco prima. E lei è già accomodata là sopra. Resta imperturbabile. Si accomoda proprio sul bordo, facendo attenzione nel non starle troppo addosso, tutt'altro. Retto nella schiena con il bicchiere di centerbe in mano. Batte le palpebre una sola volta muovendo il capo verso di lei. Annuisce alle prime parole accennando un mezzo sorriso. Un altro sorso. Le parole a seguire. Reclina il capo di lato arcuando entrambe le sopracciglia. Lo sguardo scende nel bicchiere ad osservare quel pregiato liquido verdastro. Si avverte forte l'odore delle erbe utilizzate per quella bevanda che veniva utilizzata molto dai monaci anche per scopi medici oltre che di puro piacere. Non dice nulla. La fa finire. Con il capo abbassato alza di sottecchi gli occhi a guardarla. Non lo fa esplicitamente. Per puro rispetto, per etichetta, resta ad ascoltarla soffermandosi poco sotto le palpebre. Non la affronta. Segue il suo muoversi. Corruga un momento la fronte. Inspira dal naso. Deve avere molto molto controllo. /volontà +1 diplomazia +1/ Scuote leggermente il capo sporgendo appena la schiena a seguirla con gli occhi, con il volto. Si schiarisce la gola.] Eilantia, mi permetto di chiamarVi ulteriormente con il Vostro nome senza anticiparlo con altro. Vi dirò questo. L'esperienza mi ha permesso di conoscere diverse sfumatura dell'umanità. E non solo gli anni. Il mio compito era guidare in nome di Dio tutti, nessuno escluso. Dal barbone peggiore, al ladruncolo efferato, dalla meretrice più costosa al Re vigente, dalla giovane vergine al buon contadino fino al feudatario facoltoso alla scalatrice sociale. [Alza gli occhi a guardarla veramente. Inspira dal naso.] Io non ho timore verso me stesso o verso di Voi o chissà chi altro. Io temo solo una cosa e quello non posso controllarlo. Il destino. Il destino che sfacciato si beffa di me, di tutti noi. Ci mette continuamente alla prova. Io direi Dio. Voi chissà chi altro. Ma più conosco più mi rendo conto di non conoscere. [Si può dire che stia scappando dalle domande personali? Si può dire. Resta vago ma abbraccia con le sue parole i dubbi di Eilantia. Va a bere un altro sorso restando sempre seduto. Gli occhi restano abbassati.] L'idea è nata in un momento di totale perdizione. Vi confesso che le stranezze di queste terre mi hanno sconvolto. Poi ho pensato alla torre. Ho pensato a questa terra. Ho pensato che ci sono molte cose da imparare ma è una terra che ancora deve nascere. Posso anche io contribuire in qualche modo nella sua evoluzione. Avalon è terra dove una religione è ben radicata. E dove le religioni sono ben radicate è difficile... farsi strada. Contribuire. La guerra contro un'isola non posso farlo. Non posso da solo. E di guerre ne ho viste molte, Eilantia, ho sentito di conquiste, e mi sono stati allungati denari per abbuonarsi il clero. Ma sono discorsi vecchi quanto me e quanto questa terra i favoritismi, gli intrighi. Non sono nuovo a questo genere di cose. Nossignore. [Alza gli occhi a guardarla.] Io sto facendo tutto il possibile affinché questa torre porti giovamento alla cittadina. Non è solo il denaro. Per quello sto lavorando ulteriormente impartendo lezioni di latino. Io sto sacrificando il mio tempo per questa costruzione. Tutto quello che faccio è spinto dalla mia voglia di avere un posto su queste terre talmente lontane da me. [Alza il viso reclinando appena appena il volto all'indietro. Annuisce.]

    EILANTIA (stanza della musica) Sorride all'uomo, mentre lui favella a lungo, e, roteando il calice con la mandritta, si va a sedere al suo fianco, abbastanza vicino da sentirne l'odore, il suono del respiro e l'eventuale disagio. Poi, col corpo appena ruotato nella sua direzione, risponde melodiosa ''Se c'è qualcosa che ammiro in voi, Goffredo, è questa eccelsa capacità di parlarmi per lungo tempo, senza rispondere alla mie domande. Le raggirate, ribaltate a vostro piacimento. Mi dite tutto senza dirmi nulla. Non vi ho chiesto le vostre motivazioni...ne abbiamo già parlato...vi ho chiesto quale sacrificio sareste disposto a fare per realizzare il vostro sogno. Lezioni di latino? Il vostro tempo?'' Una piccola risata cristallina sboccia tra le labbra carnose ''Io, per il mio sogno, ho rinunziato ad una vita mia. All'amore...alla libertà...al piacere delle piccole cose. Di potermi mettere innanzi ad ogni cosa. Di ignorare la ragion di stato. Per uno scopo più grande di me mi sono annullata, ed ho raccolto gloria e fiele, Goffredo...'' Porta il goto alle vermiglie, per un piccolo sorso, e poi continua ''Mi riferivo a qualcosa del genere...giusto per comprendere il fuoco che arde in voi...se arde...Il Fato? Lui non ci mette alla prova, siamo noi a farlo. Il Destino si limita a chiuderci lignee all'improvviso. D'altra parte potremmo fermarci innanzi la porta serrata...finire il nostro viaggio...Invece siamo noi a sfidare il Fato...noi a non accettare quell'ostacolo, se non vogliamo farlo. La perdizione v'ha portato qui da me?'' La voce si fa più maliziosa ''Allora avete sbagliato posto, se cercate redenzione e un posto dove sentirvi a casa. Le campane non vi daranno la pace, fidatevi...far pace con quello che siete, si'' Rotea ancora il calice con un sorriso suadente ''Cosa siete disposto a sacrificare?''

    GHEOF -Stanza della Musica- Non la interrompe mai. Ascolta una parola dopo l'altra. Si susseguono. Lei si confessa. E lui da buon confessore ascolta. Non più monaco. Reclina il capo d'un lato. La mano si fa tra i capelli. Li ravvia, li tira indietro portando lo sguardo verso la finestra che mostra quella meraviglia che si vede da lassù, da quella stanza. Resta qualche secondo in silenzio. Alza un angolo della bocca, è un mezzo sorriso. Lo sta stimolando. Lo sta punzecchiando. Lo studia per vedere da dove può infilarsi per fare breccia in quell'armatura che cela un animo che potrebbe essere il più buono ma anche il più malvagio, deleterio e sadico. Socchiude gli occhi rispondendo.] Alla fine, sacrificare il tempo non coinvolge tutte le cose che mi avete elencato con furore entusiastico ed azzarderei dire... estatico? [Va a guardarla di nuovo.] Non sono bravo quanto Voi nell'elencare con passione quello che il tempo rubato e dedicato ad un obbiettivo sarebbe in grado di soffocare. Non lo faccio mai ad alta voce. [Annuisce guardandola in volto, ora con più insistenza.] Forse perchè ho la sensazione perenne d'essere in fallo. Perchè il desiderio è peccato se non rivolto a Dio. Non so se potete comprendere quanto vi dico. Ma la cultura del mio paese, esportata poi in ampi territori circostanti, vi nomino la vicina Canterbury dove è innalzata la cattedrale primaziale metropolitana di Nostro Signore Gesù Cristo di Canterbury /conoscenze religiose +2/ costringe l'uomo al sacrificio. In memoria del sacrificio di Gesù. Io ho risposto alla vostra domanda nell'unico modo che conosco. Il tempo è vita. Sacrificare il tempo equivale a cosa, dunque? [Sorride. Sorride socchiudendo gli occhi per poi riaprirli sul vetro che tiene in mano. Lo ruote lentamente andando a sorseggiarne un ulteriore sorso.] Parlate di fuoco che arde. Il legno di cui sono fatto non è giovane e fresco, ma avvizzito. Durevole certo. La fiamma che arde su un coccio anziano fatica a prendere vita. Ma quando lo fa, sempre che la piccola fiammella resista, fa un... botto. Noi anziani della vita, Eilantia, abbiamo bruciato con fuochi prorompenti. E abbiamo cicatrici profonde coperte da nodi spessi come calli. E' stato il campanile a portarmi da Voi. Non la chiamerei perdizione. Tutt'altro. E' una luce in uno dei tanti sentieri che mi ha offerto e che mi offre la vita. Poi se questo sentiero sarà tortuoso o lineare non mi è dato sapere. Sono una persona a cui piace vedere con chiarezza. Tanto che porto con me un paio di lenti da vista. [E chiude così lasciando dietro la bocca una breve risata. Torna a guardarla, annuendole, un gesto piacevolmente educato, appartenente alla buona etichetta, affettato, un tantino lezioso. Convenevoli.] /diplomazia +1, controllo +1/

    EILANTIA (stanza della musica) Goffredo non sa quanto lei ami il gioco degli scacchi, e non perchè sia stata avezza a giocarci con le pedine, ma con le persone, da almeno un lustro. Ascolta educatamente, lasciando che le parole narrino e descrivano il pensiero e la Fede dell'uomo, poi attende ancora qualche istante, permettendo al silenzio di permeare ogni cosa, prima di rispondere. Il tono sarà sensuale e delicato al contempo, come una brezza che coglie durante una passeggiata nel bosco ''Estatico? Avete saggiato appena la mia estasi mentre suonavo, non certo quando vi descrivevo le rinunzie della mia giovane esistenza. La mia passione...quella vera...non la conoscete affatto, e d'altronde non so se vi piacerebbe vederla...'' Si velano di malizia, le ultime parole ''La mia Dea non conosce il peccato, nè il sacrificio del tempo...Esalta le battaglie, gli eroi e la lussuria. Se voi avete bruciato con fuoco prorompente, non vi è dubbio che ora ponderate bene quanto e quando la vostra fiammella debba innalzarsi. Personalmente ho concesso al mio fuoco di divampare senza limiti ed ai miei desìi di cercare appagamento e soddisfazione. Le vostre cicatrici si sono coperte di calli? Io ho optato per la cenere...Non mi interessa sopravvivere alle mie passioni, sarò ben lieta di bruciare con esse...'' Riporta il calice alle labbra, sorseggiando piano; gustandosi quel nettare profumato come uno dei piaceri a cui non vuole rinunciare. Omette di dirgli che, salvo qualche volta in cui ha acconsentito a farsi mangiare qualche pedone, ottiene sempre quello che vuole.

    GHEOF -Stanza della Musica- Ad ognuno il suo turno. Lui non attacca mai. Lui alza muri. Alza muri spessi, ci si nasconde dietro. Non per paura di lei. Non per gli altri. Perchè le mani nella melma ce le ha messe. Ce le ha messe fino in fondo. Lei scala. Scala le barriere. Si assicura con artigli spessi e macina strada. Scalatrice del potere, scalatrice. Lui la guarda. La ascolta. Allude. Gli permette di svelarla. Si svela sensuale senza spogliarsi. Le parole che gli dona hanno lo stesso effetto di un paio di mani femminili che si aggrappano alla veste a mostrare ai suoi occhi un paio di cosce bianche, tenere, piene e tese. Abbassa lo sguardo lui schiarendosi la voce un momento tra le parole di lei. Giovane e consapevole delle sue capacità, del suo essere donna, del suo savoir faire. Risponde con quel grattarsi di corde vocali ai suoi primi rimbecchi. Piega un momento solo gli angoli della bocca verso il basso per poi umettarla dove le labbra si carezzano brevemente a raccogliere il gusto del centerbe.] Il mio bruciare e parlo del fuoco giovanile che ormai m'ha abbandonato da molto, mi è costato molto. Oh, davvero, davvero molto. Ma non voglio soffermarmi su questo. Ci separano molti anni Eilantia ed il mio figlio più grande potrebbe avere all'incirca la vostra età. L'età del fuoco e della passione. Dove gli ormoni vorticano violenti. Lo fanno così fieri della loro energia fresca che sì, come dite, inceneriscono. Si è forti ma le passioni possono consumare. Cenere, come mi dite. La cenere viene spazzata via con un soffio. Ed è piacevole il calore ma soffocante talvolta. Fino a che si è in grado di sostenerlo, il fuoco, ci si può permettere di avvicinarsi. Chi si avvicina troppo rimane ustionato. A volte sfigurato. Sfigurato nel profondo. [La mano con il bicchierino va a posarsi senza pensarci sopra il proprio petto, sulla camicia che indossa. Annuisce a lei. La guarda. Sì. L'occhio non può far finta di nulla. Guarda quella donna come un uomo dovrebbe guardarla, come un uomo non può vietarsi. La guarda dal viso a ridiscendere sul collo scivolando immediato sulla curva di un seno ad afferrare con occhio saputo d'esperienza fino a dove i fianchi la vita si stringe arricchita nel corpetto ad allagarsi piacevole lungo la curva dei fianchi, dove si allarga il suo abito.Lo fa senza soffermarsi troppo ma lo fa. Lo fa eccome.] Vi parla un uomo che potrebbe avere quasi il doppio dei vostri anni. Ma non voglio fare il noioso. Godetevi la vostra fiorente giovinezza Eilantia. Fatelo potente delle vostre arti musicali, forte della florida bellezza giovanile, della vostra amabile e pungente parlantina. [Reclina il capo appena all'indietro. Chiude le labbra tra di loro. Non azzardare Goffredo. Non azzardare perchè il farlo, l'affondare le mani nelle carni d'una donna in maniera prepotente e lussuriosa è costato, e costa forti dolori ed incertezze. /diplomazia +1 volontà+1/

    EILANTIA (stanza della musica) Lui le parla d'età avanzata ed eroga consigli paterni. Lei l'osserva, muovendo impercettibilmente il capo mentre ode quelle parole rassicuranti ed osserva lo sguardo posarsi sul suo corpo, attentamente. Ne deduce che carne e mente lo portino verso sponde opposte. Vorrebbe, ma non puo'. Pudore? Vergogna? La sua Fede? Ad un'altra donna non pensa, quello no, ma vi sono altre mille ragioni per fermare la sua brama. Resta immobile, mentre riflette, come se tenesse in mano la Regina Nera, anzichè il goto, e la dondolasse tra le dita, domandandosi se far scacco al Re, terminando la partita, o continuarla ancora per un po'. Perchè invero, vi sono occasioni in cui prolungare il gioco è assai più divertente che vincerlo. Fessurizza gli occhi, valutando per un battito di ciglia, e poi sorride candida, quasi avesse ritrovato un pudore che non le appartiene affatto, e si fosse redenta sulla via di quel Dio che disconosce fortemente. Porterà il goto alle labbra per finirne il nettare e poi, spostando il busto per accompagnare il braccio destro verso il tavolino, verbierà melodiosa ''Molti anni...se vi dicessi che tra le mie storie più importanti vi sono stati uomini che potevano essermi padre?'' Pensa a Jemayl e Tarkhan ''Comunque forse avete ragione. Seguirò i vostri consigli e starò attenta a non ridurmi in cenere troppo presto....'' Gioca, si, e non fa nulla per nasconderlo. Posa il calice sul tavolino e poi s'alza dalla chaise longue, avvicinandosi, nel movimento, col corpo ed il volto verso di lui. A meno che non tenti la fuga, si troverà a poco più di un soffio dal volto dell'uomo ''Spero d'avervi ancora ospite...abbiamo ancora molte cose da condividere, non pensate? Buona notte, Goffredo...'' E per salutarlo, avvicinerà le labbra morbide verso quelle dell'uomo, posandole, sempre che lui glielo consenta, sulle sue, per un battito d'ali. Solo il tempo di percepire il tepore e la carnosità, e poi si staccherà appena indugiando ancora, mentre lo sguardo nigreo, ora appena splendente e malizioso, cercherà di carpire quello dell'ex monaco ''Riposate bene...'' Forse un velo di ironia, certamente un'assoluta sensualità, nelle ultime parole.

    GHEOF -Stanza della Musica- Continua. Storie importanti. Uomini grandi. Se sapesse che uno dei suoi uomini è stato Tarkhan si metterebbe veramente a ridere. Il buon Tarkhan che voleva difendere ad ogni costo la piccola Aingeal. Che strattonava Goffredo che, impotente con la forza lo derideva facendosi afferrare per i lembi della camicia. Se sapesse di Tarkhan e se Tarkhan sapesse di quello che sta accadendo nella sala dei vizi. Del bere, della musica, della lussuria. Annuisce alle sue parole. Quelle sui consigli. Ma quelle parole tradiscono tutt'altri gesti. Reclina il capo di lato. Non dice nulla. Nulla. La guarda in silenzio. Non azzarda gesti. Non azzarda movenza. Nulla la guarda e basta, dritta negli occhi. E' costretto ad alzare appena il volto per guardarla in quei vortici d'onice che lo guardano.Lui risponde. Non c'è brillantezza nei suoi. Non c'è la giovinezza, la freschezza, la malizia che punge, che solletica, che vibra. No. Gli occhi di lui hanno giocato con le donne per molto tempo. Hanno cercato nelle scollature delle peccatrici facendolo con loro. Le sue mani hanno frugato dentro le gonne ridendo di quel peccato rispetto a Dio che gli ha rubato l'infanzia, la giovinezza, l'essenza sua che è rimasto oblato, orfano di padre e di una madre disperata che lo ha abbandonato affinchè non morisse in preda ai morsi della fame, della siccità, della guerra, della malattia. Non è un giovane che rincorre il sentimento o l'ebbrezza lussuriosa. No. La sfoga. La sfoga contro una qualunque meretrice o addenta furioso i seni di una drow. E si lascia cullare dall'amore pulito, timido, fresco, che vuole proteggerlo, che vuole curarlo, che vuole con una carezza lenitiva portarlo ad essere finalmente un uomo sereno. L'amore di Aingeal. Ma come può. Ma come può defilarsi. Come può dopo che lei lo deliziato di una musica, che lo ha accolto, che gli concede di cominciare con il suo ambizioso progetto. No che non si defila. Sarebbe un attentato. Sarebbe una bugia terribile. Si prenderebbe in giro da solo un uomo vizioso come lui. Non fa nulla. Socchiude gli occhi sentendola dire le ultime parole, avvertendo vicino alla bocca il suo respiro, il suo profumo e perché no, anche l'odore della sua pelle che è diverso da quello di un profumo. L'odore naturale di ogni donna. E questa donna che si fa più avanti. Si fa più avanti con labbra piene a posarsi sulla sua bocca. Che è una bocca che mantiene la forma di quando era levigata ed astutamente vivace. Una bocca che ha il sapore del centerbe e lontana quella del tabacco che fuma sovente dove la pelle odora di pulito visto l'ossessione con il controllo, con la pulizia, con l'ordine ma nonostante ciò l'odore della carta, dell'inchiostro. E' un momento. Un momento che suggella un patto. Lascia che lei lo assaggi. Mentre lo fa chiude un momento gli occhi per poi riaprirsi. I suoi occhi, si diceva, non hanno malizia. Hanno nascosta nel profondo una lussuria pericolosa ed oscura. Una lussuria latente capace, se estratta a dovere, di essere incontrollabile a godere di chissà quale strano disegno o desiderio che non è l'unico dell'atto lussuriosamente sessuale, ma un piacere che si inerpica, intrufola, soffocante ed insistente. Trattiene. Trattiene per l'età. Trattiene per rispetto ad una giovane. Trattiene per la pace di sè stesso. Una mano si fa avanti. La destra. Vuole avvicinarsi al volto di lei. Lo fa con il palmo della mano dove il pollice vuole tracciare una linea profonda che va dall'angolo della bocca a tirarla appena verso l'alto. Inspira dal naso e avverte forte una vampata. Il fuoco delle persone mature. Fuoco che non attecchisce immediato. Lo scalda lentamente. Cicatrici, nodi, umidità, lacrime, corazza. Lentamente si alza anche lui. Non è imponente, oh no. Non è un lupo, non è un nordico, non è possente con i muscoli e non ha cicatrici di guerra da nessuna parte. Ha occhi che si socchiudono per metterla meglio a fuoco da quella vicinanza. Raffredda il calore che invade gli occhi d'un languore che cela chiudendo le palpebre. La carezza va a farsi sui capelli neri di lei impreziositi di rubini ad acconciarli. Va seguire quelli a finire dietro l'orecchio.] Buona notte. [Sa essere conciso, se vuole.]

    EILANTIA (stanza della musica) Vi è una silente accettazione ed un travaglio interiore che lei potrà solo immaginare e non certo scoprire, in tutte le sue infinite sfaccettature. La mano dell'uomo le donerà una carezza e, alzandosi, scorci dei suoi occhi nigrei, alternati a palpebre abbassate. Sta godendosi quell'istante? Lo subisce? In fondo non è neanche un bacio, eppure, forse proprio per quello, sarà fautore di quella sintonia crepitante tra i due. Non una vera e propria lussuria: piuttosto un'attrazione mentale che non trova altri sfoghi che quello. Le labbra sanno di erbe montane ed alcool ed il corpo profuma di pulito. Lei si limita a lasciare quell'aroma di rosa selvatica che l'accompagna sempre, da quando le hanno regalato quell'essenza preziosa, unita alle labbra che profumano di frutti rossi e miele. Lui non ha la stazza del guerriero, ma è più alto di lei, costringendola a tenere il mento appena rialzato. Ricambia il saluto, lasciando che le ultime parole sfumino con la carezza ''Buonanotte...'' Ripete ancora, posando di nuovo, se lui lo permetterà, le labbra sulle sue. Un altro assaggio di quel cent'erbe delizioso, e di quell'uomo proibito e, come tale, voluto.Se l'avesse corteggiata sarebbe già stanca, annoiata, ma invece prolunga quell'attimo, incurante del fatto che forse rimarrà solo un bacio, e forse non ve ne saranno più altri. Golosa dell'attimo da cogliere, schiuderà le labbra morbide, socchiudendo gli occhi, lasciando che le palpebre schermino le pupille luminose ''Buonanotte...'' Ed il tempo si dilaterà a dismisura, contenendo un'eternità in un istante.

    GHEOF -Stanza della Musica- E' procace. E si dice che un bacio porta altri baci. Lui è fermo, in piedi. Abbandona il suo orecchio. C'è abbastanza confidenza da contenere un altro bacio rispetto a quella carezza con le labbra. Certo che no. Non c'è spazio. Non c'è spazio da lasciar affogare altri desideri che rimangono insoddisfatti e forse per quello più ricercati, più arditi. C'è una vicinanza che potrebbe essere pericolosa, bollente. Indietreggia appena con il capo. Tira indietro la nuca. Lo fa di poco. Aruca le sopracciglia guardandola. Respira profondamente. E' respiro caldo, è respiro bollente. La donna non deve guidare. La donna deve rimanere preda ricercata. Deve sottrarsi alle attenzioni dell'uomo per poi cedere a lui nel momento esatto in cui la afferra, la brandisce la intrappola. Goffredo è un lussurioso. Il girone più adeguato alla sua persona. Non di quella lussuria che brucia invadente ed insidiosa. Lui getta il seme. E' terreno fertile. Non lascia che la terra si smuove con violenza. Corruga un momento la fronte ed impercettibilmente scuote il capo. Un ulteriore bacio lo costringerebbe a fermarsi ancora. E non le lascerebbe via di scampo. No perchè lui non permette obiezioni. A costo addirittura di farsi con violenza. Indietreggia di un passo.] Sono un coccio avvizzito, Eilantia. [Ammette. Inspira. Reclina il capo di lato e beve d'un fiato quello che rimane del centerbe posandolo sul tavolo vicino. Il tempo sì che si dilata. Si dilata ancor di più. Eterno come il bacio mai concluso nella rappresentazione artistica di Amore e Psiche del Canova. Serra la bocca. Resistenza. Resistenza a continui affronti e passionali stilettate ad affrontarlo. Lui. L'ex monaco, il cataro, il padre di 10 figli disconosciuti, traditore della Chiesa, traditore delle madri dei suoi figli, avvelenato da sè stesso. Alza gli occhi su di lei ed indietreggia di un altro passo. Annuisce guardandola negli occhi. Scuote leggermente il capo. Le dice di no. Perchè non è cosa buona e giusta. Umetta la bocca. La punta della lingua si fa sull'angolo che separa le labbra. Annuisce adesso. Non ripete la buonanotte. Perchè la notte non sarà buona. Dannazione. Proprio no. Peccatorum peccatoribus. Mani in tasca. Un inchino breve con la schiena in avanti. Sta chiedendo il permesso di andarsene.]

    EILANTIA (stanza della musica-uscita) Lo guarda indietreggiare, sfuggire a quell'attimo, a quell'assaggio d'intimità. Vi è sempre un motivo, che puo' spingere un uomo a rinunciare a quello che brama. Perchè su quello non ha dubbi: la brama. Potrebbe chiedergli perchè, se mai la cosa la interessasse, ma in effetti così non è. Le spiegazioni sono solo parole, più o meno ben infarcite, a seconda della bravura dell'interlocutore, ma restano tali. Contano le azioni, giuste o sbagliate che siano. E ad ogni azione, consegue una reazione. Serra la bocca e dice di no. Non certo perchè non è cosa buona e giusta, ma perchè continua ad imporsi una lealtà che non gli appartiene. Questa, comunque, è una considerazione che Discordia farebbe, se conoscesse tutta la storia. Quello che sa, le basta comunque a fermarsi e ad allontanare, a sua volta, il viso da quello dell'uomo. Risponde di rimando, alle sue scuse, con un tono neutro, che non contiene nè rammarico, nè astio, ma non per questo è più rassicurante ''Siete uno stupido, Goffredo.'' E facendo un cenno con la mandritta, innanzi al suo inchino educato, disperato tentativo di fuga da una situazione incresciosa, sarà lei a decidere come finirà la serata ''Restate pure...e bevete un altro bicchiere alla mia salute'' Non trascenderà il tono, nè il garbo nell'ultima frase, che accompagnerà un fruscio di velluti sul pavimento pregiato, non appena lei si volterà, dandogli le schiena, per camminare incontro all'uscio e, pochi attimi dopo, richiudersi la lignea alle spalle. Se lui sarà astuto, resterà immobile, permettendole di allontanarsi dalla stanza. Se lei sia rimasta offesa o disillusa...se porterà rancore o perdonerà l'affronto..avrà modo di scoprirlo, Goffredo d'Altavilla. Al momento, la partita è solo sospesa. (sangue freddo liv3)

    GHEOF -Stanza della Musica- Non dice nulla. Non dice proprio nulla. La guarda in faccia la giovane che ha dentro di sè un calore violento ed insidioso. Avrebbe potuto lasciarsi andare? Avrebbe potuto arrischiarsi? No. L'ha già fatto. L'ha fatto e ne ha subito ferocemente le conseguenze. Allo ''stupido'' reclina il capo di lato guardandola. Tutto quello che c'è dietro è un discorso personalissimo che non affronta e che lui non rivela. Può averlo fatto per la paura di non controllarsi ulteriormente? Può averlo fatto per Aingeal? I motivi sono innumerevoli. Può averlo fatto per stuzzicare l'attesa, per giocare ancora? Lei con lui ci ha giocato fin dall'inizio regalandogli un pezzo si sè stessa con la sua musica senza comprendere la difficoltà che ha provato. No che non se ne va dalla stanza. Lascia che lei si allontani. Lascia che chiuda la porta alle sue spalle senza aggiungere altre parole. Inspira dal naso. Trattiene aria nei polmoni. La testa batte, pulsa proprio là dove le tempie sono state colpite e continuano ad esserlo da forti mal di testa. Vuoi per la vista che non c'è, vuoi per la sensazione che ha addosso, vuoi per il tanto studiare, per quella malinconia che segue dopo ogni azione che compie. Buona o cattiva che sia. Quel vuoto che rimane dentro lo stomaco. Una depressione latente di un uomo soggiogato da un male che si porta dietro da molto, molto tempo. Un male di vivere che soffoca con il bere, con la lussuria, con i giochi, con lo studio, impegnandosi continuamente a fare, fare e fare senza risparmiarsi. Dettare condizioni, insegnare, predicare. Progettare. Una mente in continuo movimento che cerca ordine, che vorrebbe farlo senza sentirsi in difetto. Prende e molla. Un continuo evolversi lasciando che gli altri evolvano nella loro vita e che lui continui ad invecchiare. Una mestizia che si avverte nel movimento di lui che s'avvicina al tavolinetto dei liquori. Altro centerbe. Ruota il capo ed ingolla il liquore tutto d'un fiato battendo il bicchierino proprio là sopra. Passa la lingua ad assicurarsi il gusto delle erbe fino a che non si muoverà verso la poltroncina vicina all'arpa. Guarda quelle corde da vicino. L'indice le sfiora. Perfette, tese, in armonioso equilibrio. Un equilibrio che cerca. Le conterà. Lo farà, una per una. Senza pensieri. Svuotato da sè stesso. A metà conta chiuderà gli occhi e riaprendoli riprenderà. Starà in quella posizione fino a poco prima dell'alba. All'ora del mattutino.]

    Edited by eilantia - 9/5/2015, 23:05
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Comments
  1. Aly Chiman26
     
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