1. FEARBAS. L'UOMO CHE E' GIA MORTO

    AvatarBy eilantia il 24 May 2015
     
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    LHAAR [ingresso biblioteca] Il nordico giunge nei pressi della porta che dona accesso alla biblioteca di Barrington, accompagnato da quelle tenebre ormai perenni che impediscono all'astro diurno di illuminare la terraferma. Poggia la mano destra sul pomello e sospinge la porta verso l'interno, molto lentamente, compiendo poi un paio di passi in avanti. La sua figura è quasi interamente avvolta da un mantello nero che riesce quasi a mimetizzarlo in quella notte senza fine, ha il volto scoperto ma il colore dei suoi lunghi capelli, corvini, quasi più neri del manto stesso, data la scarsità di luce fanno emergere solo il suo viso, è l'unica parte del suo corpo che risulta perfettamente distinguibile. All'apparenza una maschera candida che avanza verso l'interno della biblioteca fluttuando, mossa da un complicato arcano, una maschera glaciale che si fa largo cavalcando gli spiragli del vento generati dall'apertura della lignea. Una volta dentro il fu Signore di Jeskaal richiude la porta alle sue spalle e indirizza il passo verso i corridoi con le scaffalature, poggiando i piedi con forza in modo che il rumore segnali la sua presenza, preannunciando il suo imminente arrivo. I suoi occhi scrutano un po' ovunque tra gli scaffali e i vari tomi, ma non è la vista a guidarlo: lo fa l'udito, rimane in allerta con l'obiettivo di percepire ogni minimo rumore che possa fargli capire quale sia la direzione esatta da intraprendere, quella per giungere da lei: Discordia.

    EILANTIA (scaffalature del corridoio) Sta finendo di sistemare un tomo in una delle scaffalature interne. La mandritta scivola decisa, mentre Nemàin emette un piccolo vagito soddisfatto. E' rimasta a dormire qui, stanotte. Troppo tarda l'ora in cui ha terminato il suo giro con Goffredo. La bimba, per la prima volta, ha riposato in un letto diverso, ma non ne è sembrata affatto turbata. Ora si dedica alle piccole faccende quotidiane. Goffredo studia nella stanza dei preziosi tomi e lei continua a catalogare le ultime pergamene. Indossa ancora l'abito della sera innanzi, quello color porpora dallo stretto bustino e la scollatura prominente. La piccola inizia a stringerle il petto sinistro, sul quale è poggiata, emettendo dei mugolii soddisfatti ''Hai appena mangiato, golosa...'' Le dice ridendo, sistemandosela meglio nello scialle di seta nera, ben legato al collo ed alla vita, per averla aderente a sè. I rubini dell'acconciatura tintinnano appena, col movimento di alcune treccine. La bimba alza il visino verso quel nuovo rumore, forse rammentando la sera innanzi. Poi posa la testolina sul seno e, accompagnata dal battito del cuore della madre, s'addormenta. Discordia sorride. Nota quanto, giorno dopo giorno, diventi più attenta a ciò che ha intorno. Un lieve fruscio la sposta di un paio di tomi, lungo la scaffalatura.

    LHAAR [scaffalature] Sa già dove andare, perchè due fonti glielo stanno segnalando, prima la voce di una neonata, poi la frase della madre. Si lascia guidare ancora una volta dai sensi e dell'istinto, come un cacciatore, un cacciatore tutt'altro che silente però. I suoi passi continuano a rimbombare facendo disperdere le frequenze sonore nell'ambiente, fino a quando non lo pervade la sensazione di essere vicino alla meta. Svolta verso destra penetrando nello spazio racchiuso tra due lunghi scaffali, e mentre inizia a percorrere quel corridoio ricavato tra le due schiere di scaffalature disposte in sequenza i suoi occhi di ghiaccio catturano la figura di Discordia, che culla tra le braccia Nemàin. Prova a raggiungerla nel minor tempo possibile e, nel momento stesso in cui riesce a portarsi a circa due metri di distanza dall'Apocalisse, arresta bruscamente il passo. Alcune ciocche dei suoi capelli gli finiscono davanti al viso, prima di rivolgerle la parola solleva la mano destra per scostarle indietro, poi con la mano sinistra afferra un lembo del suo mantello e lo apre permettendo alla donna di scrutare qualcosa che prima veniva oscurato dal manto oscuro, scoprendo la parte sinistra del suo corpo. Sul pettorale sinistro, in prossimità del cuore e appeso alla camicia candida che indossa, è presente il simbolo che adesso li unisce, quel simbolo che li ha portati a condividere lo stesso destino, quello che rappresenta un grande progetto che solo loro possono comprendere: l'effige del Caos. Dopo qualche istante abbozza un sorriso smorzato con le labbra, mantenendo al contempo lo sguardo molto serio.

    EILANTIA (scaffalature) Si volta lentamente verso l'uomo che sopraggiunge. All'inizio quasi allarmata, poi sorridente, non appena comprende chi è ''Lhaar...'' Le mani smettono di abbracciare il corpicino della bambina, che resta aderente al corpo, ormai ranicchiata nel sonno ''Bentornato...Hai trovato quel che cercavi?'' Sa bene che il Ductor l'ha convocato, dopo la sua missiva. Ynisyl non è una che perde tempo. Come se s'aspettasse quella domanda, lui le mostra l'effige, che porta con orgoglio. Solo un paio di passi li unisce adesso. Il volto pallido, reso luminoso dalla gravidanza, osserva quello di lui. Quegli occhi color ghiaccio che un tempo la spaventavano. La mandritta s'allunga lenta e suadente, finchè giunge, se lui lo consentirà, a carezzare quella nigrea effige. Come un tempo, non molto lontano, in cui sedevano lungo lo stesso desco ''Bentornato a casa. Ora io e te siamo di nuovo una cosa sola...nel Caos. Un tempo mi rubasti un bacio...'' sussurra suadente, mentre, in punta di piedi, lascia che il suo volto s'avvicini a quello del'adepto. Se lui glielo permetterà, poserà lievemente le labbra morbide su quelle algide e serrate di Lhaar. Solo per un istante.Il tempo d'un battito di ali, o forse l'Eternità, per i Féeries ''Ora me lo riprendo...'' Quando si stacca, il sorriso sul volto vellutato è malizioso, e gli occhi splendono come notti stellate. Quella stessa notte che li avvolge da lune ''Vieni. Andiamo a festeggiare con del buon Idromele...Narrami, e dammi le tue impressioni sul nuovo Ductor''. Con un fruscio prezioso, di seta cruda e velluto gli fa strada verso il salottino.

    GWENDHELEN [Biblioteca]Il Palazzo è fuori questione, tornare sull'isola in quelle condizioni non se ne parla e per andare dal Ductor è presto. È un po' malconcia la caotica che dall'oscurità della baia è riemersa dopo qualche tempo passato a sognare l'impensabile nel pieno stato di incoscienza a cui l'ha reclusa il Razior. Sono volate parole e gesti.Non ha voluto combattere e il motivo fra due scaffali. I capelli biondi sono sciolti a incorniciare il volto dalla pelle chiarissima che cambia tono all'altezza del collo, in segni lunghi e lividi di dita che hanno stretto a dovere. Una veste viola le copre le forme sinuose, in una seta leggera adatta al clima dell'isola. Ha strappato parte del colletto per non soffocare ieri sera. La mano �del patto� pende dal divanetto con quel taglio ormai rimarginato che la segna dal polso alle dita. Nel suo sangue c'è l'Ombra della Dea e presto reclamerà i suoi premi. Fa sogni agitati, terribili. Un corona di fiori in testa e priva di vestiti si trova sulla riva del lago, ma non ci sono suoni in quel sogno. Si specchia e nel suo volto c'è quello di Variniel.o lo sa lei e forse anche quel dannato Mastino. Tiene gli occhi serrati, abbandonata su un divanetto.

    LHAAR +[scaffalature] Abbassa lo sguardo mentre Discordia poggia le sue dita su quell'effige, catturando l'entità stessa del momento, il momento in cui un Apocalisse sta marchiando con un tocco leggero il suo nuovo essere, un tocco tanto caldo e suadente quanto freddo e portatore di Morte. ''Quel nome, quel Lhaar, è morto nel giorno in cui ho incontrato il Ductor. Paradossalmente sono tornato ad essere l'uomo che ero un tempo, l'uomo senza nome, perchè oggi sono in cerca di un nuovo nome che mi rappresenti'' afferma mentre Discordia fa in modo che la distanza tra di loro si faccia irrisoria, concludendo con un gesto che è simbolo di ritorno al passato e di nuovo inizio, allo stesso tempo. ''Da quando sono tornato tu e tutti gli altri caotici avete ottenuto molto di più di un semplice contatto, avete preso la mia anima'' aggiunge mirando con insistenza verso i suoi occhi. Poi lei lo invita a portarsi altrove, per festeggiare il suo nuovo ingresso tra le file del Caos. Mentre la segue mantenendosi poco dietro di lei i suoi occhi si perdono nel vuoto, sta scavando nei meandri della sua devastata memoria per cogliere i momenti più significativi del suo incontro con il Ductor. ''E' diversa'' fa una piccola pausa enfatica, poi aggiunge: ''Quando è di fronte a te hai la sensazione che non ti assalirà come un lupo affamato, che ti concederà la possibilità di agire come vuoi e di dire ciò che vuoi, ma in realtà sai che ti ha già ucciso nel momento stesso in cui ti ha posato addosso lo sguardo''

    EILANTIA (scaffalature-salottino) ''Capisco perfettamente cosa vuoi dire. La ricordo ancora, il giorno che è giunta a Palazzo. Fu quello in cui cedetti lo scranno del Caos a Serhlis. Tu già eri partito, credo...'' Giungono nel salottino. Il divanetto dove è crollata Gwen è in uno strategico punto in penombra, rendendola praticamente invisibile ai loro occhi. S'avvicina alla cassapanca, che apre con grazia. Inizia a versare dell'idromele, dorato e profumato, in due calici soffiati. Ne prende uno per mano, voltandosi ancora verso l'uomo senza nome ''Bisognerà trovarti un nome, mio caro. E anche una missione da svolgere, se già non ne hai una'' Qualche passo e gli tende il calice, attendendo che lo prenda, prima di portare il suo in alto, per un brindisi ''All'Uomo tornato dalla Morte. Che l'ha sconfitta, scegliendo di camminare al suo fianco...'' E porterà, non appena avrà aggiunto qualcosa al brindisi anche lui, il goto alle labbra, concedendosi un piccolo sorso di dolce nettare. Poi domanda suadente ''Il Ductor t'ha chiesto una prova?'' Lo fissa negli occhi algidi ''Fearbàs...'' gli sorride sensuale ''gaelico...la lingua che parlavano in Irlanda. Significa l'uomo che è morto...'' Di nuovo un altro sorso. Il crepitio del fuoco nei bracieri, accompagna le loro confidenze.

    GWENDHELEN [Biblioteca]Le ombre continuano a cercare un'anima da divorare dentro di lei, ma cercano invano. Non la trovano. L'anima è già stata donata al caos molti anni prima ormai. Mani la sfiorano nel momento in cui vede il riflesso del fu governatore nelle acque del lago. Una voce chiara nella sua mente spezza tutto.La voce di Hagall che le chiede di onorare la promessa e mantenere il segreto, mentre in uno strano sottofondo qualcuno la chiama ancora �Figlia di Chloe�. -Io non sono sua figlia!- mormora questo nel silenzio sonnacchioso in cui ancora non riesce a distinguere il sogno dalla realtà. Resta ancora così priva di coscienza.

    LHAAR [scaffalature] Giunge insieme a Discordia in quel salottino e quando lei gli versa da bere il nordico afferra il proprio calice con la mano destra, sollevandolo lentamente poco più in alto quando lei sancisce un brindisi. Ma la sua risposta è come sempre enigmatica, profonda, forse contiene tutto, o forse niente di più: ''Alla Morte tornata in quest'uomo'' risponde, rafforzando la valenza stessa del brindisi. Rimane in piedi, non è uno a cui piace mettersi comodo e rilassarsi a meno che non sia esplicitamente richiesto, o strettamente necessario. Rimane per qualche istante in silenzio osservando quel calice, ricordando la riflessione che qualche tempo fa ha intrapreso in compagnia dell'Apocalisse, dopo averne frantumato uno tra le proprie mani, parlando di ciò che è andato distrutto e ciò che può essere ricostruito. Poi torna a prestare attenzione alle parole di lei, rispondendole: ''Mi è stato chiesto di recarmi al più presto fuori dalle mura, al cimitero, per apprendere quali saranno i primi incarichi da portare a termine. Sono in attesa di incontrare nuovamente il Ductor, credo che avverrà molto presto'' rivela alla donna, poi senza accorgersi ancora della presenza di Gwendhelen, piega il collo a lato, prima a destra, poi a sinistra. ''La mia prova... E' stata quella di bere un veleno mortale dal calice del Ductor, per morire e poi rinascere nel Caos e per il Caos''.

    EILANTIA (salottino) ''Allora sei davvero un fearbàs...'' Replica, sempre sorridente. Un mugugnio arriva da un punto imprecisato del salottino. Un punto buio, dove vi sono un paio di divanetti ''Hai sentito anche tu?'' Domanda a Lhaar, con un sussurro ''Ieri è accaduto qualcosa di...soprannaturale qui, e non è la prima volta...'' Con la mancina va ad avvolgere la figlia, in un abbraccio protettivo. ''Sguaina la spada e vai a vedere, adepto...'' Ordina, mentre fa un passo indietro e poggia il calice su uno scrittoio. Forse è soltanto qualcuno che sta dormendo su uno dei divani. Da quando è scesa non ha ancora attizzato tutti i bracieri, e quelli più lontani dagli scrittoi si sono spenti. Un errore che non commetterà più. Ora il viso s'è irrigidito. Teso, come l'espressione dipinta sul volto pallido. Resta col braccio avvolto, intorno al fagottino, mentre fessurizza gli occhi, cercando di carpire un movimento in quella zona in penombra.

    GWENDHELEN [Biblioteca]Lentamente quelle mani gelide che la toccano e la fanno ansimare quasi per quel contatto gelido come la morte le fanno aprire di colpo gli occhi. La realtà si abbatte immediata su di lei facendole sentire il tutto il dolore che quel dannato Cane le ha causato nel corpo. È sobbalzata lontana e quasi priva di sensi da quelle mani sporche, sbattendo a terra con una certa forza. Si tira a su a sedere, ma in tutta quella confusione che ha nella testa le sembra comunque di avvertire rumori, parole. Se fosse di nuovo lui, stavolta gli mostrerà tutto quello in cui è uguale a suo padre. Prova ad alzarsi, stringendo i denti per tentare di avvicinarsi ad un tavolino su cui è sistemato un candelabro. Lo prende in mano, soppesandolo e sogghigna. Non ha i suoi pugnali ma le basta poco. Si appoggia con i glutei su quel tavolino, cercando di mantenersi in equilibrio sentendo ancora quella debolezza che le pervade il corpo. Si massaggia il collo, dolorosamente segnato.

    LHAAR [salotto] ''Soprannaturale'' dice tra sè e sè assumendo un'espressione interrogativa, inarcando il sopracciglio sinistro e aggrottando la fronte, prima di continuare porta finalmente il calice verso la bocca ed inizia a mandar giù qualche sorso di idromele. ''E' un termine che scompare quando finisci di leggere tutti i tomi di questa biblioteca, è ciò che non sappiamo spiegarci perchè non conosciamo. C'è sempre una spiegazione plausibile'' commenta mostrandosi scettico come sempre. Inizia a guardarsi intorno mantenendo però un'innaturale pacatezza nello sguardo e nei movimenti, sta cercando quello che potrebbe essere un temibile intruso continuando, al contempo, a sorseggiare l'idromele fino a svuotare del tutto il calice. Non riesce a distinguere chi o cosa si celi nell'ombra, ma percepisce uno spostamento, individua una sagoma in lontananza. Non importa che tu non sappia chi sia il nemico, l'importante è capire sempre dove si trovi. ''Forse non abbiamo neanche bisogno di andare a cercare'' risponde ad Eilantia, poi abbandona velocemente il calice su un tavolino vicino alla cassapanca, quindi compie qualche passo in avanti in direzione della sagoma che ha appena intravisto. ''Soprannaturale'' sussurra quasi facendo comparire un ghigno sul suo volto, poi avvicina la mano destra verso l'impugnatura della spada, che si trova risposta in un fodero lungo il suo fianco sinistro. La estrae tracciando un semicerchio a mezz'aria, da sinistra verso destra, puntando poi l'arma in orizzontale, con la punta rivolta in avanti, come se avesse già messo a segno un affondo ancor prima di entrare in fase di duello, un affondo che scalfisce il vuoto. ''Nome, rango... Vita, morte e miracoli'' pronuncia verso l'ignoto scandendo ogni termine in maniera secca e decisa.

    GWENDHELEN [Biblioteca]Stringe ancora quel candelabro. Nemmeno sa come ci sia finita li e già c'è di nuovo da menar le mani. Una voce sconosciuta risuona nella saletta, rimbombandole nella testa. Inspira profondamente, posando lo sguardo nelle ombre poco distanti. Rendersi silenziosa e invisibile sarebbe stata la cosa più semplice viste le sue condizioni di salute, ma non riesce ad arrendersi, soprattutto dopo le parole di quel lurido bestione. Niente debolezza, almeno in quello spirito. Nome, rango...?! -Una cosa alla volta. Cominciamo da te che parli!- la voce risuona quasi suadente, sferzando l'aria e attendendo in quella penombra, sorreggendosi ancora al tavolino.Una voce però la riconosce eccome. Dice il suo nome e un ghigno perverso si agita su quel volto visibilmente provato. - Non ricordavo che il mio nome fosse così lungo. Rinfodera la spada, guerriero, prima che il candelabro ti colpisca la fronte... - beffarda. Prende qualche istante per cercare di raggiungere di nuovo il divanetto, gettandosi sopra di esso pesantemente, senza mollare il candelabro. - No... no...qui. Il cane di sempre, il solito. Dice che somiglio a mio padre, troppo. - mormora guardando l'oscurità oltre la finestra. Sembra una frase folle, ma palesa alla madre che adesso sa tanto, forse troppo.

    LHAAR [salotto] Senza aggiungere altro, dopo aver ascoltato le parole di Discordia il nordico ripone la lama all'interno del fodero, con disumana lentezza, quasi fosse dispiaciuto di aver compreso che quel duello non avrà mai luogo. Poi compie qualche passo in avanti provando a rimanere vicino al fianco destro di Eilantia, distendendo completamente le braccia verso il basso e facendole aderire lungo i fianchi. Adesso che la figura della donna dai capelli biondi risulta più facile da distinguere il nordico le posa addosso lo sguardo, immergendosi in una delle sue classiche fasi di studio, contemplando la sua statura, percependo le sue forme delineate dalle pieghe della sua veste, soffermandosi a lungo sui tratti del viso e suoi suoi occhi. E mentre ella pronuncia le sue sentenze a vuoto senza sapere con chi ha a che fare, lui rimane serio e impassibile, mantenendo quella calma innaturale che Discordia conosce bene e che sa interpretare meglio di chiunque altro al mondo. ''Cominciamo da me, giusto... Sono il soffio che può spegnere le fiamme di quelle candele, l'ignoto che tesse il suo desiderio di Morte tra le tenebre. Non ho un nome, nè un'anima, e se soffierò su quelle candele non avrò più neppure una forma corporea. Sarò solo il rumore di una lama che penetra la carne in cerca di sangue'' si pronuncia con tono basso e profondo, senza mai smettere neanche per un attimo di osservare il volto di quella donna.

    EILANTIA (salottino) Sorride per un istante, alle parole dell'uomo e poi domanda algida ''Il nome, di questo cane...'' Che sia un Lupo, in realtà lo deduce. Sia per l'allusione al Padre, che per i lividi sul collo. Vuole sapere con chi ha a che fare. Certo non Gildor, o Henz...troppo civilizzati, come mannari. Girandosi un istante a guardare il profilo di Lhaar sussurra suadente ''Gwen, la Rosa d'Oro del Caos. Un'Elite della Congrega. Una tua superiore in grado...'' Torna con lo sguardo sulla figlia ''Lascia questo candelabro e vieni a bere qualcosa. Hai un aspetto terribile'' Ogni volta che la rivede viva, è contenta. Con lei ha smesso di aver paura. Quella che ha avuto per Ashim e ora ha per Nemàin. Temere per Gwen è stato come temere la sorte d'un fiore alla mercè d'un uragano. Qualcosa di ingestibile. La mano si posa sulla spalla dell'uomo ''Vieni anche tu'' E con un fruscìo torna verso la parte illuminata del salottino. Un piccolo vagito la riporta alla realtà, così come il movimento della neonata. Nemàin...è vero. Gwen non l'ha neanche ancora veduta. Si gira ancora verso di lei ''Quel nome...ed abbraccia tua sorella...'' Un ordine? Spera di no. Si augura sia una gioia,per la figlia maggiore.

    GWENDHELEN [Biblioteca]Sogghigna. Io cerco la Morte, mio caro. Non sei venuto ieri sera... che delusione!> perfida, sadica e priva del desiderio di amare ormai. Non l'ha cambiata l'isola, ma gli eventi concatenanti fra la prima e la terraferma. Si agitano in lei le fiamme del Caos mentre si parla e si muove in quella sala. Guarda Eilantia e non sente la voglia di stringerla e di chiederle se è ancora la sua mamma, come se adesso temesse un rifiuto da chiunque, ma questo non lo dice. Si alza in piedi trattenendo un gemito. Sì, leccami gli stivali mi raccomando!> canzona Laahar guardandolo come si fa con una preda per qualche istante, prima di udir un vagito che la fa trasalire. Si è dimenticata della forma precedente di Discordia e di quella creatura che ha giurato di proteggere. Mia sorella?> lei non sa ancora se sia maschio o femmina, ma ha sempre sostenuto che fosse femmina. Guarda Eilantia per poi seguirla. - Mhh continuerò ad avere questo aspetto finchè vivrò di la. Fa caldo, c'è puzza di me...le... mi scoppia la testa � sembra, anzi, è pazza.

    LHAAR [salotto] ''I ratti non hanno superiori, sono tutti uguali di fronte ad una carcassa da fare a brandelli. Mi sono unito al banchetto del Caos per nutrirmi di Caos, con altri affamati di Caos. E' ciò che ho detto anche al Ductor'' risponde inizialmente, sottolineando la sua propensione a dedicare poche attenzioni alle gerarchie. Non perchè non sarebbe mai in grado di eseguire un ordine, ma perchè è il primo a credere che il Caos sia disordine allo stato puro. E gli schemi, tutti gli schemi, come le girarchie piramidali, li detesta. E' sempre consapevole della sua posizione e del suo ruolo, ma vede il Caos come un branco. Può pendere dalle labbra di qualcuno solo quando quel qualcuno è intenzionato a perseguire i suoi stessi obiettivi, e riconosce la superiorità dai fatti e dall'esperienza, mai dai nomi e dalle cariche. Mentre vede avanzare la Rosa d'Oro in loro direzione continua a fissarla con insistenza, inclinando lievemente il capo verso sinistra quando gli passa affianco, posando i suoi occhi di ghiaccio sulla forma delle sue gote, delle sue labbra, soffermandosi infine ancora una volta sui suoi occhi. Poi inverte il fronte e fa per avvicinarsi di nuovo verso la zona che risulta maggiormente illuminata, ma quando Gwendhelen pronuncia quella strana frase indirizzata a lui, si blocca. Arresta il passo, rimane immobile, una posizione quasi statuaria. Il tempo sembra essersi fermato per lui, solo per lui. Nessun cenno d'ira crescente, il che vuol dire soltanto una cosa: la situazione è più grave del previsto, se esplode di quella biblioteca non rimarrà più neanche il ricordo. ''Puoi fermare lei o fermare me, fa la scelta giusta'' si pronuncia rivolgendosi indirettamente, ma chiaramente, ad Eilantia.

    EILANTIA (salottino) Dentro di lei si smuove un moto di rabbia. Ecco. Due caratteri ingestibili a confronto. Fermare uno dei due a scapito dell'altro? Non se ne parla proprio. Lasciare che s'accenda una rissa all'interno di quel loco? Men che mai. Si sposta leggiadra, ponendosi tra i due ''I ratti non si sbranano tra di loro, comunque. E' un comportamento più da predatore, quello di manifestare la propria supremazia. E i predatori rispettano la gerarchia....'' Poi si rivolge a Gwen ''Nessuna rissa. Non davanti a tua sorella. Non qui. Se volete menar le mani, fatelo in un allenamento. E al primo sangue'' Afferma decisa e posata ''E voglio quel nome, Gwen...'' La mandritta si posa sul petto di Lhaar, sempre che lui non si opponga al gesto. Poi sposterà lo sguardo color abisso, in quello algido dell'uomo. La mano scivolerà lungo il suo torace, fino alla spada. In caso lui glielo consenta alzerà appena la lama dal fodero, facendo poi scivolare la mano sotto l'impugnatura fino a scorrere il dito indice sul filo. Un rivolo di sangue si colorerà sul dito candido. Poi lo mostrerà ad entrambi ''Volete del sangue? Eccolo. Per oggi basta così.'' E finirà il suo intervento, lasciando che l'estremità insanguinata scorra sulle labbra dell'uomo ''Sei peggiorato, con gli anni...'' Ma lo dice sorridendo maliziosa. Non si muoverà da dove si trova, fra i due, finchè non avranno manifestato la loro obbedienza (diplomazia liv3)

    GWENDHELEN [Biblioteca]Lo sguardo per qualche istante torna su Laahar, come se d'improvviso qualcosa le avesse accarezzato quell'intruglio informe di sentimenti. Quella battuta è nata per due ragioni. La prima è che non ama nemmeno lei le gerarchie e la seconda è perchè si trova scalza. - Magnifico...- mormora guardandolo con insistenza, portandosi a circa 50 cm da lui. Lo guarda bene. - L'unico motivo per cui ci fermeremo entrambi è la presenza di Discordia e mia sorella, visto? - e piega leggermente il capo, quasi fosse un animale. Lei non è un ratto, per niente. - Il Mastino, dannazione! - lo scatto d'ira è palese in quella risposta, ma è solo un secondo. Un fulmineo istante di perdita di controllo. Espira lentamente guardando sua madre e sogghigna leccandosi il labbro superiore. Sentendo una strana e insana voglia crescere alla vista del sangue. - Basta giocare, Discordia... mostrami mia sorella. - e sorride appena gettando un ultimo sguardo su di lui.

    LHAAR [salotto] Quando Discordia gli poggia una mano sul petto, il nordico per istinto prova a poggiare la propria mano destra sul dorso di quella di lei, forse con più foga di quanto sarebbe lecito, facendo avvinghiare le dita entro le giunture delle falangi di lei, come per raccogliere la sua mano, o stringerla, mostrando con altrettanta spontaneità una smorfia che separa appena le sue labbra tremanti lasciando intravedere le schiere di denti. Poi emette un sospiro, inizia a rilassare quei muscoli che prima erano in tensione, torna a distendere i lineamenti del suo candido viso e rende il contatto tra le due mani più leggero, lasciando poi scivolare lentamente il palmo della propria lungo il dorso di quella di Discordia, per poi lasciarla scorrere giù, lasciandola ricadere a peso morto verso il basso. Quindi rimane ad osservare i suoi movimenti e coglie il significato del gesto che compie attraverso il contatto del filo della lama con il suo indice. Dopo essere tornato in sè, soprattuto grazie alle capacità della donna di trovare sempre le parole più azzeccate e i gesti più simbolici per ottenere ciò che vuole, incrocia per un istante lo sguardo della Rosa d'Oro assumendo un'espressione riflessiva. C'è confusione nei suoi occhi, Caos allo stato puro, luci diverse e sensazioni contrastanti, qualcosa vuole emergere dal baratro dei suoi ricordi svaniti o presunti tali, con molta fatica. ''Tu e la tua follia'' pronuncia una frase che non ha alcun senso, all'apparenza, ma che forse per lui è più importante di quanto le altre presenti possano immaginare.

    EILANTIA (salottino) E vissero felici e contenti. Forse no, ma intanto sembra abbiano trovato una tregua che soddisfa tutti ''Quella non le manca'' Ribadisce divertita, andando a spostare lo scialle perchè Gwen possa vedere la piccola in volto. Nonostante sia assopita sul petto, il visino è perfettamente visibile di profilo ''Nèmain Raine...il primo nome è quello della Fata del Caos...uno dei volti di Morrigan. Il secondo...'' Non aggiunge oltre. La Valchiria fu preziosa per Gwen quanto lo fu per lei. Sa che apprezzerà ''Il nostro recente...adepto...ancora in cerca d'un nome consono, è stata una vecchia gloria del Caos, ai tempi di Raine. Ha perduto la memoria, ma è rimasto molto simile a come lo ricordavo...vi somigliate...'' Non si capisce bene se sia un complimento o un offesa per per entrambi ''Il Mastino...'' Mastica a fatica quel nome. Non lo associa a nessuno del branco del bosco. Forse non è un mannaro ''Sarebbe interessante conoscerlo....'' Lo conosce già, Yurshul. Una bella discussione in bettola, qualche anno fa. Ma non lo associa a quel volto odioso ''...vivo...'' termina, guardando Lhaar. Non occorre dire altro. Uno sguardo d'intesa tra i due, che val più di mille parole.

    GWENDHELEN [Biblioteca]Guarda la piccola creatura che dorme e non sa come ma le nasce un mezzo sorriso. - Nèmain nata nel Caos, porti il nome della donna che mi ha forgiata...- sussurra, guardandola,accarezzandole una guanciotta con la punta dell'indice. É stranamente dolce nei confronti di quella sorella nonostante sappia di non poterle dare ciò che merita al momento. Le parole di Laahar quasi la compiacciono e sono accompagnate da quelle divertite di Discordia. Assomigliarsi, loro? Torna ad avvicinarsi a lui cercando qualcosa che li renda simili all'apparenza, senza vederla. Però una cosa le piace.Un caotico sopravvissuto alla perdita della memoria. - Si può perdere la memoria, ma non il caos che si ha dentro. Sei tornato per questo. Il tuo impeto caotico ha superato l'assenza di memoria... - mormora, quasi ipnotizzata mentre lo dice. Trasale quasi, quando Eily dice quelle cose. - Sarebbe meglio di no. Ha parlato con Inysil... è una bestia. Dice che sono come mio padre, perchè sono più...perchè mi lavo � e scuote la testa. Lei ha semplicemente abbracciato il suo essere e le sue nuove responsabilità, costringendo l'istinto predominante in lei a sopportare la violenza con cui lo sopprime per esser quasi sempre lucida. Almeno fin quando non vede quella bestia e perde la ragione.

    LHAAR [salotto -> uscita] Inizia a fissarle entrambe, prima Discordia, poi la Rosa d'Oro. Rimane sul viso di quest'ultima con i suoi occhi di ghiaccio, poi torna ancora su Eilantia. Sembra qualcosa che compie senza alcun senso logico, ma in realtà i pensieri che si insinuano nella sua mente, nonostante siano trasportati dalla centrifuga di un turbine di Caos, sono chiari perchè si fondono insieme dando vita ad un'unica immagine. E' come avere una tela ridotta in mille pezzi, all'inizio non riesci a comprendere quale fosse il soggetto rappresentato dall'artista, ma quando inizi a raccogliere i pezzi uno dopo l'altro... Nonostante quella tela non conoscerà più lo splendore di un tempo, il significato della sua immagine riemergerà. Lui è fatto così, rimane immerso in quella contemplazione che potrebbe anche non portarlo da nessuna parte, facendo forse un po' di sana concorrenza alla follia di Gwendhelen, poi si scosta dalle figure delle due donne compiendo qualche passo in avanti e fermandosi subito dopo, rimanendo di spalle. ''Accadrà ciò che deve accadere, ciò che da tempo brama di fare il suo corso. Mors in voi'' si congeda dopo aver cominciato ad avvertire il forte bisogno di evadere da quel luogo. Se nessuno lo fermerà inizierà a muoversi di nuovo tra i corridoi ricavati dalle posizioni delle scaffalature, per poi dirigersi finalmente verso l'uscita.

    EILANTIA (salottino) Quindi il Mastino ha parlato con il Ductor? Curioso. Si confronterà con Inisyl ''Mors in te. Fearbàs...'' Non gli darà altro nome finchè lui non se ne sceglierà uno ''A presto...e per ora, attendi sul Mastino...'' Vede le dita di Gwen che carezzano la sorella ed un sentimento di tenerezza la pervade ''Sarà una bambina speciale...come te...'' Termina, anche solo per ribadirle l'affetto immutato ''Credo sia davvero opportuno tu beva qualcosa di forte. Occorre andare dagli ospitalieri? Se no, a Palazzo, ho una pomata di calendula che m'ha donato lady Dodaiux. Potrebbe lenire quei brutti lividi'' Le sorride complice ''Il Padre della piccola è messo anche peggio. E' in convalescenza, adesso, ma ha rischiato la morte. Avete tutti una certa predisposizione al sanitarium...'' cerca di scherzarci su, per nascondere un'ansia che sta imparando a domare. Suo malgrado.

    GWENDHELEN [Biblioteca]Sguardi che si alternano e la stanchezza che torna a bussare forte in quel corpo leggermente provato. Fosse stata a lavorare in miniera si sentirebbe decisamente meglio. Il cavaliere si congeda e si tranquillizza. - Mors in te. A presto...- almeno è quel che spera. Vuole un duello adesso, lo vuole proprio.Torna su Eilantia e Nami. - Le auguro di no... almeno in parte. Spero che possa avere una vita più serena e l'affetto che merita... - mormora con uno strano sentimenti viscerale e possessivo che la induce a parlare in quel modo. Ascolta di nuovo la madre. - A palazzo dici? Le voci circolano. Mio padre non c'è... Henz mi ha �ospitata a palazzo�. È stata casa mia per più di dieci anni... assume l'aria offesa per qualche istante. - Comunque, devo tornare dall'altra parte. Non ho scelta... devo finire la missione � e non può rivelare che è già riuscita ad ottenere molte cose... una su tutte la più inutile. - Però berrò quello che mi offri...- si siede su una poltrona, esausta.

    EILANTIA (salottino) Serve da bere un calice di vino elfico per la figlia. Non è tipo da Idromele. Troppo delicato. Mentre le tende il goto le sussurra affettuosa ''Si. Tante cose sono cambiate, anche a Palazzo. Comunque non devi sentirti ospite. Quella resta casa tua, così come è la mia...'' Ne è convinta? Almeno lo palesa, come se lo fosse. Poi prosegue ''Ho saputo che la missione era di trovare una soluzione per la maledizione che ha colpito Variniel...ci sei riuscita? E' il motivo per cui se n'è andato?'' In effetti non sa perchè ha deciso di partire. Sembrava molto legato a quella città ed a molti di loro. Spesso pero' si assentava, anche a lungo. Chissà se un mannaro riesce ad avere dei legami stabili. Prende il suo calice con la mandritta, per far compagnia alla figlia. La guarda con affetto ''Sull'Isola è sempre notte, come da noi?'' Lo deduce, ma non ne ha mai avuto riscontro.

    GWENDHELEN [Biblioteca]Le domande di Eilantia la mettono a disagio. Si morde il labbro inferiore, mentre prende il calice di vino che sorseggia lentamente, lasciandolo ricadere sulla lingua per farlo scendere via via nella gola. Mh... se lo dici tu, madre...> risponde così in merito al palazzo del governatore. - Diciamo che che...ciò che ho fatto per lui, non servirà più e sento che mi si ritorcerà contro... almeno questa è la sensazione. Non so perchè se ne si andato, ma...- prende un profondo respiro, donandole le spalle. - Temo che non tenesse a me quanto diceva...e diceva molto... fuori e dentro le lenzuola. - ora può anche dirlo a sua madre.

    EILANTIA (salottino) Sgrana gli occhi alle ultime parole ''Dentro dove?'' Le trema appena il calice nella mano...no...è proprio la mano che sta tremando ''Sua figlia! Ma non ti vergogni? Con colui che ti ha cresciuta?...debosciato d'un mannaro!'' Sibila disgustata. Anche se non ha rinunziato a quasi nessuna depravazione, questo le sembra troppo ''Se l'avessi saputo...'' Porta velocemente il calice alle labbra, soffocando l'amaro in bocca col dolce stucchevole del miele ''E cosa avresti fatto per lui, che ti ritorcerà contro? Dammi altre cattive notizie...'' Dentro di sè è ben contenta che Variniel non sia al momento reperibile. Ora come ora gli salterebbe al collo, a costo d'essere sbranata. Con che coraggio portarsi al letto quella che è stata la sua bambina? La mancina si posa su Nemàin,quasi volesse proteggerla da quell'abominio.

    GWENDHELEN [Biblioteca]Se ne sta seduta sulla poltrona bevendo quel vino. Chiude gli occhi, sempre più stanca e l'immagine dei loro corpi avvinghiati si palesa subito. Quella cinghia spesso stretta intorno al suo collo la costringe a riaprirli per non pensarci troppo. é stato il mio primo uomo... non siamo stati in grado di fermarci...nemmeno volendo � e la lussuria più sfrenata tinge di note più intense e violacee lo sguardo della mezzelfa. - e poi... non ci sono legami di sangue... è Caos mamma...solo Caos...- mormora, chiudendo di nuovo gli occhi. Sentendo quel dolore ripercuotersi in tutto il corpo. - Niente, i soliti giochetti con le sacerdotesse. Ma niente di grave � prova a mentire e lo fa con tutta la sfacciataggine di cui dispone. - Come mai il tuo uomo è ferito? - cerca dunque di cambiare argomento.

    EILANTIA (salottino) ''Solo caos? Non bestemmiare, Gwen...'' replica irata e poi ascolta ancora ''Giochetti con le Sacerdotesse? Non si gioca, con loro. E tu ne sei in grado meno di molti altri. Sono subdole...e potenti..'' Non è neanche convinta che non sia niente di grave. Gwen non mente bene come vorrebbe ''E' da loro che devi tornare? Ormai non ha più senso. Tuo...padre...'' Lo dice quasi con sprezzo nel tono ''E' partito...e l'ho visto personalmente strapparsi il simbolo della Dea dal corpo. Forse è guarito...'' Finisce il calice e lo posa su uno scrittoio ''Non lo so ancora, ma con chiunque abbia combattuto Okthar, stavolta ha rischiato grosso'' Abbassa gli occhi verso la piccola. Fortuna ha un'età in cui ancora non comprende ''Questo...Mastino...perchè si è incontrato col Ductor?Cosa vuole da lei? E perchè t'ha ferita? Il fatto che non ti lavi mi sembra assurdo. E' un figlio della luna anche lui?'' (empatia liv2)

    GWENDHELEN [Biblioteca]Resta in silenzio per qualche istante, come se si fosse di nuovo addormentata. - Quel lupo dannato... - mormora, massaggiandosi il collo. Dare a lei della debole! Meglio morire sotto la sua stretta che accettarlo e alla fine il debole è stato lui che ha trovato qualcosa come la pietà o il disgusto, in ogni caso. Sentimenti. Sì. Ma io sono fatta del loro sangue, non temere. Lui non voleva che io andassi... ma questa è la missione del ductor e la mia. C'è ancora un po' di lavoro per me... - sospira e tace, ascoltando quel fiume dei domande che le fa martellare la testa per qualche istante. La guarda ancora e la scruta attentamente come una lupacchiotta che prende la mira per afferrarti l'orlo della sottana in un solo e maldestro balzo. Ma lei non si muove di lì. - Inysil sa quello che fa. Ha detto che cercava un degno... lui. Quel cane senza gloria � e ride sommessamente, guardando il soffitto. - Io e lui saremo anche uguali, ma io mi lavo e soprattutto non sono debole. Non riesce mai a finirmi, madre. Come se qualcosa lo bloccasse ogni volta. Con Kaltia non ha avuto pietà... forse fiuta la paura o la sua assenza...- riflette ad alta voce quasi.

    EILANTIA (salottino) Come sempre le ha detto tutto e nulla. Fa spallucce e replica ''Sarai anche del loro stesso sangue, ma tu sei Caotica e loro Isolane. Serviamo Caos, quanto loro Equilibrio...ed ognuno porta acqua al suo mulino. Comunque è al Ductor, che devi render conto...sempre che Inisyl lo sia ancora. Mi ha scritto la Signora della Torre. E' tornata. Non so cosa succederà adesso'' Qualsiasi cosa accada si augura che non leda ulteriormente il Caos. Non adesso che sta risorgendo dalle sue ceneri ''E per quanto ci occorra qualcuno degno e spietato, dubito che un cane sciolto, ed ingestibile, sia quel che occorre al Caos...Kaltia...'' Un attimo di nostalgia al nominarla ''Ebbe a che fare anche con lei? Voglio parlare con Inisyl di questo Mastino. A volte ho la sensazione che vi divertiate un po' troppo a sfidare la sorte'' La piccola inizia a tastare il seno della madre, in cerca di cibo ''Comunque basta. Riposati adesso. Credo che presto dovrai cercare la nostra Signora per far rapporto. Vieni con me. Potrai lavarti e stenderti un po'. Intanto allatterò la bimba'' E la scorterà nella zona privata della biblioteca, dove si concederanno chiacchere più amene fino al tramonto.

    GWENDHELEN [Biblioteca]Un brivido l'attraversa. La Signora della Torre. - Ho giurato per convenienza, ma lei non appartiene al caos. Muove fili troppo spessi e non si rende conto che il suo potere è sopra le parti...questa guerra è fra Caos ed Equilibrio. Spero si saprà mettere da parte, ora che le nostre schiere si stanno rimpolpando � Gwen è schietta, chiara e non gira mai troppo intorno ai discorsi che le stanno a cuore. - Si chiama carne da macello... ottima...- dice aprendo gli occhi, pervasi da un aura maligna. Si alza, abbandonandosi a qualche altri piccolo gemito di dolore. -Va bene, ma poi tornerò sull'Isola. Devo ancora fare una cosa � - e detto questo seguirebbe la madre per approfittare di un bagno, due coccole e vedere la sua sorellina che la spolpa.

    Edited by eilantia - 25/5/2015, 00:34
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