......Palazzo del Governatore........
EILANTIA (stanza della musica) Una giornata nuvolosa. Di quelle che invitano al calore delle proprie dimore, magari svolgendo femminee occupazioni. Non che Discordia sia dama da ricamo, ma la musica l'aiuta a sembrare quella che in effetti non è: una placida nobile, tutta castello e famiglia. La stanza della musica l'accoglie da qualche tempo. Abbastanza d'aver visto la luce dissolversi, da pallido e scorderò questa visita. Viron...lasciami...'' Termina incerta, perchè quello sguardo e quel tono implicano di per sè una sfida a colui a cui appartiene, e non è certa di far leva con le sue parole grigiore a plumbeo, per infine cedere alla nigrea oscurità. Il camino accesso è rimasto l'unico chiarore della stanza, e per poter suonare meglio, ha preso le torce e le ha infiammate, prima di riposarle negli anelli di ferro alle pareti. Il fuoco dà un fascino diverso ad ogni oggetto. L'arpa è splendida, con l'oro che splende fiammeggiante, cosi come il nettare nell'ampolla, che sembra denso sangue appena versato. Lei stessa, ha assunto tonalità dorate sulla pelle candida, la cui epidermide vellutata è ancor più omogenea alla vista. Indossa un abito purpureo, di spesso velluto cangiante. Il corpetto ben attillato, ha una scollatura generosa, che lascia scoperte le spalle e il decoltè. Maniche lunghe e svasate, accompagnano il movimento della braccia nell'eseguire la ballata. La gonna ampia sembra una rosa appena sbocciata, sulla piccola poltroncina ove è assisa. Il piccolo salottino con la chaise longue, la cassapanca, lo scrittoio, tutto è in penombra, o illuminato a tratti, dal guizzo delle fiamme. Il crine nigreo consente ai rubini, che fermano l'acconciatura, di splendere come lacrime di sangue nella notte. Gli occhi socchiusi la tengono concentrata, mentre intona una ballata sofferta. Namarie, il canto degli elfi esuli, che lei intona con dolore ed intensità, mentre le dita sottili sfiorano le corde dello strumento. Il suo Signore l'ha abbandonata, e lei è in lutto. Gioie preziose l'adornano. Sete preziose la vestono. Ma il suo cuore è spezzato come un fiore calpestato.
VIRON {vicoli di Barrigton-palazzo del Governatore} tempo al tempo si concede, granellini di sabbia che in una metaforica clessidra scendono scorrendo inesorabilmente senza sosta, Tempo che or a Viron non tange, tempo che or tra le sue dita scorre, lasciando solo scie di un io ormai perso per sempre nei meandri di un passato, fin troppo passato. La domanda è sempre la solita, chi sei? Ora.Un morto eppur vivo, un essere immondo che saggia la consistenza delle terre mortali per cibarsi del loro ineguagliabile sangue, eppure qualcosa spinge il colosso dei Moth a muover passo verso una ben precisa meta, è l'odore che suscita consapevolezza e voglia in quelle membra ormai abominevoli, ma rivestite egregiamente dall'abito della vita, anche dei piu belli, affascinanti, virili su...
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