EILANTIA (stanza della musica) Musica nostalgica, stasera. Discordia riflette ancora sugli accadimenti trascorsi, e si concede un brano struggente, con la sua arpa intarsiata. Le dita sottili pizzicano e carezzano le corde tese, emettendo suoni cristallini e puliti, come l'acqua delle sorgenti. Assisa sulla sua poltroncina, osserva una Selene morente, pensando a Variniel ed alle sue scelte. La schiena è ben tesa, ed il mento appena alzato. Il volto pallido splende alla luce delle torce accese, esaltandone i toni alabastro, in contrasto col crine e l'abito color notte. Il bustino che stringe la sua vita sottile, non ha maniche nè spalline. E' una notte calda, e lei si è concessa quel corpetto di cotone pesante e seta, con rose damascate, le cui stecche di balena esaltano la vita ed il petto prosperoso e sodo. Nigrea anche la gonna a balze, di pizzo e seta, svasata a corolla, intorno il suo corpo. Il crine si concede un movimento armonioso, che accompagna quello del capo, permettendo ai piccoli cristalli bianchi, di sbattere tra loro, emettendo altro suono ''Ai! laurie lantar lassi surinen, Yeni unotime ve ramar aldaron! Yeni ve linte yuldar avanier mi oromardi mi lisse-miruvor ve linteeva...'' Voce melodiosa, perfettamente intonata, canta dell'esodo doloroso. Namarie...il canto degli elfi esuli.
GWENDHELEN [sala musica]Che bello, che bello! Era ubriaca più del solito. Però aveva vinto una cosa nuova e stavolta pretendeva che mamma la vedesse. Avvolta nei fumi dell'alcol, di certo non poteva notare che la bestia che trascinava con sé, le stava soffiando come un'indemoniata, aggrappandosi con gli artigli ovunque. Voleva la mamma, doveva fargli vedere tutto. Aveva i capelli arruffati, le gote arrossate e lo sguardo violaceo era scintillante di pura ebrezza. - MAMMA, MAMMA! - griderà a gran voce, mentre avanza lungo il corridoio. Indossava le solite vesti maschili, pratiche e al contempo sensuali volte a imbambolare gli stolti. Arriverà davanti alla porta della sala, bussando e cantando come un usignolo.
VEGON [PDG]Si aggira ramingo l'elfo per le sale basse del palazzo, non è che non si dia pace, è piu che altro noia, nell'attesa che Lerch torni con i sacchi pieni dalle segrete.Cammina come un'anima sconsolata e solitaria, serio in volto, ancora armato e con indosso l'armatura.Meno male che gli elfi non puzzano, o meglio non tutti almeno.Lui no, mai puzzato, apparte quella volta in foresta col drow.La mente vaga serena, nonostante l'aspetto lugubre del volto quasi cinereo dell'alto elfo.Nell'aria delle note, dapprima solo pizzicate, come una lira, o forse qualcosa di piu grosso, magari un organo a canne.Mai capita la musica, l'ha sempre trovata affascinante, ma non distiguerebbe un peto armonico da una marcia trionfale.E poi un canto, sembrerebbe elfico, ma le mura ne attutiscono il senso, spingendo l'elfo, curioso di natura come un felide, a spin...
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